UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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martedì 26 ottobre 2021

MARIO DE MAIO. L’EDITORE/ARTISTA CHE SCELSE DI EDITARE SOLO LIBRI D’ARTISTA IN POCHISSIME COPIE. I SUOI.

Di Maio ci mostra dipinti che sono costruiti con texture inventate (che provengono cioè da una natura interiore invece che da una natura esteriore), costruiti con strisce di cartoncini preparati, sensibilizzati al punto che l’osservatore è spinto a cercare nella natura esteriore, nell’ambiente quotidiano qualcosa che corrisponda alla sensazione provata.

Bruno Munari, 1984

 


 

Siamo la prima generazione che svanirà per sempre, come lacrime nella pioggia. Tutto il materiale digitale si disperde, si riduce in definizione in pochi passaggi, viene dimenticato, cancellato, affidato alla resilienza di un server esterno forse posizionato in Pakistan o nel Montana. Così le nostre foto non si troveranno più nei mercatini delle pulci del 2100, non ci sarà più nessuno disposto a riscoprirci, e noi saremo solo un nome in un database. Ci saranno ancora i libri, molti di meno di adesso, dimostrando come la carta sia più forte di ogni cosa. E i libri d’artista saranno quelli più curati e coccolati come mai, passati di mano in mano come vere opere d’arte.

Un'intuizione figlia delle avanguardie storiche (tra futurismo e avanguardie russe). Anzi nel testo di Marinetti Gli indomabili (1922) si teorizzava “una smaterializzazione del libro consueto per una trasfigurazione e decontestualizzazione in forme e materiali che esaltino il contenuto di un libro-oggetto d'arte o ne indichino un senso inusuale ma sempre nell'esaltazione del valore culturale, formativo, creativo che un libro può ricoprire.  Per questo erano nate le “litolatte”, "libri indistruttibili". Da Depero a Isgrò, sino all’arte concettuale il passe è veramente breve ma fra tanti nomi illustri, vorrei porre luce su un grande maestro nascosto.

Mario de Maio, nato a Torino il 14 novembre del 1928, pittore segreto dal 1945 dopo gli studi giuridici, ha tenuta quasi nascosta la sua attività, dovendo dirigere per oltre trent’anni la Casa editrice Carlo Signorelli di Milano, una gloria della produzione scolastica italiana, poi confluita nel 2000 nel gruppo Le Monnier, poi nella Mondador. Personaggio di peso nell’editoria italiana con l’attivo milioni di copie e grandi successi editoriali soprattutto nel settore didattico ed educativo, per anni ha tenuto quasi nascosta la sua attività che lo ha visto comunque realizzare quasi centro mostre in Italia e all’estero, protagonista della cultura d’avanguardia dagli anni ’60 agli anni ’70. Per poi approdare alla creazione di libri d’arte, libri d’artista (autentiuci libro oggetto) in tiratura limitatissima che spesso regalava ai suoi amici editori e pittori, lasciando negli anni '90 la storica casa editrice

Queste le opere che vogliamo presentare, nella rarefazione della forma classica dello stile pittorico di Mario de Maio, intrise di Paul Klee, quello che Lucas Jackson definì “uno spoglio cromatismo” che attirò l’ammirazione di Bruno Munari che così scrisse: “… i suoi piccoli dipinti, così essenziali, così precisi, così accuratamente progettati e contenuti in una struttura appena necessaria per tenere assieme tutti gli elementi della composizione”.

Trasferitosi a Milano dal 1945 dal 1962 ha realizzato collages cartacei e lignee strutture multipercettive, costruzioni con telai quadrati monocromi, sculture di ferro, libri in copia unica e libri d’artista. Nel 1985 è co-fondatore di “Nuova Visualità”. E’ stato invitato alle principali mostre nazionali e internazionali sul costruttivismo, concretismo, cinevisualismo e a importanti rassegne d’arte a Stoccarda, Zurigo, Bachenbulach, Roma (Quadriennale), Stoccolma, Saragozza, Bucarest, New York. Mario de Maio è mancato nel 2010.



Mario de Maio, pittore ed editore (Torino 1928 - Milano 2010)      












venerdì 1 gennaio 2021

MAX HEADROOM. ICONA DIGITALE DEGLI ANNI ‘80.

Negli anni ’80 chi si occupava di comunicazione e di televisione e il mondo più attento alle innovazioni (quindi l’universo giovanile) scoprì il mondo digitale. Si andava a Cannes a vedere “Imagina” la fiera delle novità video, e nascevano i programmi più all’avanguardia del tempo, come il mitico “Mr Fantasy” sulla Rai. C’era anche un eroe, MAX HEADROM il primo conduttore digitale (?!) della televisione. Il mondo orami sembrava troppo stretto.

 


 

Il personaggio di Max Headroom era apparso per la prima volta nel 1985 come annunciatore in un programma di video musicali sul canale televisivo britannico Channel 4, dal nome The Max Talking Headroom Show. Un uomo molto post-moderno, “generato interamente al computer”, una testa stilizzata all'interno di un televisore, con uno sfondo di linee colorate in rotazione. Il successo fu tale che nacque addirittura la serie fantascientifica Max Headroom trasmessa dal 1987 al 1988, basata sul personaggio ideato da Annabel Jankel e Rocky Morton.  Per tutti fu uno choc e già si immaginava prossima una televisione con solo personaggi digitali.

Peccato che la tecnologia fosse ancora troppo indietro e  l'immagine di Max era ottenuta truccando l'attore Matt Frewer con addosso un abito da sera di fibra di vetro, sovrimpressa a uno sfondo geometrico astratto in movimento.     

 

 



All’inizio del 1988 lo show di Max Headroom fu però cancellato a metà della seconda stagione, ufficialmente per motivi commerciali. Molti però pensano che la cancellazione dipenda da altro: proprio in quel momento, infatti, il personaggio aveva fatto notizia in tutti gli Stati Uniti per motivi più bizzarri. Come l’intrusione nelle trasmissioni di un inserti video di un attore con la maschera di Max che lanciava messaggi inquietanti. Successe un vero casino tanto che dovette intervenire l’FBI per paura di possibili atti di terrorismo. Spuntarono nomi e potenziali colpevoli, ma nessuno lo hai mai saputo con certezza. L’incidente di Max Headroom rimane uno dei misteri mediatici più bizzarri e intriganti di tutti i tempi.

 

Ah, dimenticavo. In un percorso di riscoperta Max è tornato in un video di Eminem nel 2013 nel quale assume le sue fattezze.

 

 

 





EMINEM