ERNEST (THAYAHT) IN ALTO. RUGGERO (RAM) IN BASSO |
Due
fratelli che lavorano spesso insieme, pittori e scultori di straordinario
talento, ma anche fotografi, grafici, architetti, scenografi, esoteristi, ufologi,
innovatori sempre. Paladini della
creatività vissuta come competenza
trasversale. Ultimi degli enciclopedici. Futuristi, ancora
prima di aderire al movimento, che li risucchia, ma non li valorizza e che loro bellamente superano: Ernesto Michahelles in
arte Thayaht (Firenze 1893 - Pietrasanta (LU) 1959 e Ruggero Alfredo Michahelles, in arte RAM (Firenze 1898 – 1976).
Due geni ai quali anche la moda italiana deve molto.
Due geni ai quali anche la moda italiana deve molto.
RAM (Ruggero Alfredo Michahelles) : Ragazza con cuscino rosso (1938) - Olio su compensato |
Progetto e foto di Thayaht con la tuta. Al progetto partecipò anche RAM coofirmataripo. |
Sono rampolli di una famiglia benestante e cosmopolita
con radici anglo-svizzero-americano-fiorentine, tanto da poter usare, all’occorrenza,
passaporti diversi, sentendosi a casa propria a Parigi come a New York. Sono un
po’ dandy, sognano, ma poi le cose le fanno veramente.
Come Ernesto, che nel 1930 sperimenta sulle spiagge della Versilia il Carro a Vela, primo esempio nella storia
di mezzo trainato dalla sola forza del vento innovativo e decisamente cool. Come
trendy è l’hobby della oreficeria, che pratica per diletto, ma che poi gli permette di brevettare
una nuova lega d'alluminio: la "thayahttite” con la quale plasmerà il
volto del Duce, nel più bel ritratto di sintesi dell’epoca.
Ernesto, che ha lavorato a Parigi nel 1918 come
stilista e designer per la regina della moda Madeleine
Vionnet - per la quale crea il logo e studia capi di abbigliamento basati su
accostamenti cromatici e combinazioni geometriche rivoluzionarie per l'epoca -
si permette addirittura di inventare e brevettare la TuTa (si scrive proprio così). L'abito unitario a forma di 'T', che si ispira ai concetti
di funzionalità espressi da Balla, ma che rispetto a Balla, li rende concreti.
La tuta è una combinazione nuova, pratica e “sintetica”:
in un solo pezzo sono condensati giacca, camicia, pantaloni. E’ economica per
tempi di fabbricazione e materiali: è allacciata con bottoni sul davanti, ha
quattro tasche applicate, si indossa facilmente, con una cintura, si porta con
sandali.
Non solo inventa una cosa totalmente nuova
nella sua semplicità, ma grazie al fratello RAM, ancora più matto di lui, realizza
una delle prime campagne moderne di comunicazione coniando il motto “Tuttintuta!”, per celebrare non l'individuo, ma il
valore della comunità e delle massa.
I fratelli allegano al
quotidiano “La Nazione” 1000 cartamodelli (17 giugno 1920), ma fanno ancora di
più: mettono in piedi un’azione ambient
che anticipa di 80 anni le azioni di guerrilla
marketing, e riprendono il tutto con la macchina da presa (avete presente i
viral che la gente condivide su Facebook?).
Un film di 8 minuti e 35 secondi, che è stato presentato
per la prima volta a Ottobre 2015 al Milano Design Film Festival che mostra Firenze invasa da 100 figuranti,
compresi i bambini, tutti in tuta, coinvolti per propagandare la nuova
invenzione.
Sono provocatori e
inarrestabili. Thayaht sarà in seguito il fondatore della ufologia in Italia.
Ram un indagatore del cervello, pronto a sperimentare e inventare rebus, giochi di parole,
come scenografie, a studiare in corpo umano quasi fosse un medico, dimenticandosi
di essere un grandissimo artista per la fluidità del segno e la visione europea.
Se il tema-provocazione della TuTa, che verrà riproposta anche in versione femminile (non avranno successo entrambe le proposte, perché troppo avanti rispetto ai tempi) è comunque noto, quasi nulla si sa del loro contributo, straordinario e visionario, nell’ambito della architettura civile e dell’urbanistica, tra utopia e razionalismo. Idee e progetti, oggi in fase di studio, oggetto di futuri approfondimenti.
Se il tema-provocazione della TuTa, che verrà riproposta anche in versione femminile (non avranno successo entrambe le proposte, perché troppo avanti rispetto ai tempi) è comunque noto, quasi nulla si sa del loro contributo, straordinario e visionario, nell’ambito della architettura civile e dell’urbanistica, tra utopia e razionalismo. Idee e progetti, oggi in fase di studio, oggetto di futuri approfondimenti.
Stiamo parlando di due
scritti teorici, e dei disegni tecnici a essi collegat, realizzati dai fratelli
in totale condivisione: “Brevetto per
Casolaria” e “Le Case in Serie”.
Nel primo progetto “Brevetto per Casolaria - Casa razionale estensibile”
codificato con lettera scritta all’Ufficio Brevetti del 15 dicembre del 1931, i
due fratelli immaginano, inserendosi nel dibattito in atto a livello internazionale
sul razionalismo, un modello di abitazione capace di crescere con le esigenze
della famiglia. Dal modello base (la casa minima, adatta agli sposi novelli)
l’edificio cresce, si “estende” passando al modello
medio (8 letti) alla casa su due piani, sino alla casa massima, pensata per dare ospitalità alla politica demografica
pianificata dal Governo.
Tutti gli elementi strutturali
e i servizi base (impianto idraulico, energia e riscaldamento) restano
invariati, mentre le aggiunte di volumi possono essere realizzate su base
prestabilita e programmata, a prezzo concordato.
Un concetto di razionalismo che abbina praticità, design e concretezza. Che guarda avanti e prevede già il garage come elemento base del progetto (si pensi che nel 1931 le auto immatricolate furono solamente 14.760). E che pianifica una reale fusione con la natura, nello sviluppo delle terrazze, sino alle modalità di fruizione del sole, esposizione, l’illuminazione e irraggiamento. Ca-solaria è - e non a caso - un gioco di parole parafuturista.
Un concetto di razionalismo che abbina praticità, design e concretezza. Che guarda avanti e prevede già il garage come elemento base del progetto (si pensi che nel 1931 le auto immatricolate furono solamente 14.760). E che pianifica una reale fusione con la natura, nello sviluppo delle terrazze, sino alle modalità di fruizione del sole, esposizione, l’illuminazione e irraggiamento. Ca-solaria è - e non a caso - un gioco di parole parafuturista.
Di grande interesse teorico il documento “Le case in serie” sviluppato
probabilmente solo da Ernesto, che parla in forma singola per 14 pagine
dattiloscritte, nelle quali viene analizzato il ruolo che l’architettura deve
assumere ai nostri giorni anche nella sua funzione etica e sociale.
Il parallelismo è semplice. Trasportate la serialità
del design e dell’industria (come ad esempio la produzione delle automobili)
alle tecniche di costruzione, scelta e commercializzazione delle case, puntando,
senza mezzi termini, a ridurre del 50% il costo di costruzione, garantendo agli
occupanti il meglio della tecnologia, della tecnica, dei servizi. Una ricerca che parte dalla ricerca e selezione dei
materiali, e che viene sintetizzata dalla domanda che Michahelles si pone: “Non
trovate assurdo che una casa pesi parecchie migliaia di tonnellate?”
Per riuscirci, occorre ridurre orpelli, sostituire le
travi con nuove leghe, preferire il rigore della linea retta, la
standardizzazione delle misure (tutte le finestre uguali), perseguire riduzione dei mobili. Non più armadi, ma
anse di muratura integrate nelle mura…
Insomma, “macchine per abitare”, economiche e piacevoli. L’Architetto, come scrive “…si deve trasformare in giardiniere”. Mentre il capo-mastro deve essere sostituito dal progettista.
Insomma, “macchine per abitare”, economiche e piacevoli. L’Architetto, come scrive “…si deve trasformare in giardiniere”. Mentre il capo-mastro deve essere sostituito dal progettista.
E non solo delinea il modello base urbanistico (town
cittadine di mille edifici) ma prova a codificare anche la struttura della Società
che dovrà poi sviluppare industrialmente il progetto, realizzando e producendo anche
i materiali base. Applicando, di fatto, una teoria socialista alle dinamiche
economiche del capitalismo.
Si pone addirittura
il problema del posizionamento del letto, e analizza le coordinate storiche di
tutte le sue diverse abitazioni, anticipando l’applicazione del Feng Shui, conosciuto in Europa solo dagli
esperti di antropologia orientale, ma relegato a mera raccolta di stramberie e curiosità cinesi.
Ci troviamo di fronte a una utopia che potrebbe
diventare realtà. E che in parte si realizzerà a opera dell’Istituto per le case popolari (ICP), il
quale attuò uno sviluppo edilizio nel quartiere della Garbatella a Roma basato proprio
sulla sperimentazione della “casa rapida”
(1923-1927), caratterizzata dall’utilizzo di materiali poveri e da una notevole
velocità di esecuzione, trasformando i giardini privati in luoghi collettivi,
pur mantenendo la conformità alla tradizione delle forme architettoniche.
Temi che riprese l'architetto e ingegnere Marcello Cappelli, che applicò nel dopoguerra sistemi di edilizia "razionale" nei materiali per costruitr spazi pubblici alla metà delle cifre sino all'epoca applicate.
Sono gli stessi obiettivi che l’architettura si pone oggi, sin dallo sviluppo di sistemi di costruzione realizzati in serie con materiali prestampati, prefabbricati e modulari. Concetti che, dopo quasi un secolo, suonano ancora rivoluzionari. Ma le rivoluzioni in Italia, si sa, vengono sempre affrontate con uno sbadiglio.
Temi che riprese l'architetto e ingegnere Marcello Cappelli, che applicò nel dopoguerra sistemi di edilizia "razionale" nei materiali per costruitr spazi pubblici alla metà delle cifre sino all'epoca applicate.
Sono gli stessi obiettivi che l’architettura si pone oggi, sin dallo sviluppo di sistemi di costruzione realizzati in serie con materiali prestampati, prefabbricati e modulari. Concetti che, dopo quasi un secolo, suonano ancora rivoluzionari. Ma le rivoluzioni in Italia, si sa, vengono sempre affrontate con uno sbadiglio.
La bozza della copertina del catalogo dedicato alla stranordinaria analisi del mondo di Gauguin |
Il carro a vela. costruito da Thayaht e Ram in Versilia, il primo mezzo mosso dall'energia del vento