LE IMMAGINI E GLI AUTORI MENO VISTI DEL '900. LE STORIE MAI RACCONTATE.
UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO
Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.
Erika Ludwig, classe 1903, tedesca di famiglia austriaca, ha attraversato la scena dell'arte come una meteora, bruciando in poco più 10 anni, tra il 1925 e il 1938 il palcoscenico europeo.
Giovane promessa della scuola d'arte di Monaco, grazie a una borsa di studio parte per Parigi, luogo di espressione libera e anarchica che finisce per esaltare il suo animo ribelle. E qui che deciderà vivere a lavorare, alternando la sua attività di artista con quella di disegnatrice di moda (ma anche di tessuti e di accessori), arrivando a realizzare collezioni di foulard sia per Dior che per Schiaparelli, collaborando anche Paul Selthenhammer (l'inventore del gonnellino di banane di Josephine Baker) nella realizzazione di costumi e bozzetti per il Paris Music Hall e poi per il Palast di Berlino.
Dopo un avvio post impressionista (paesaggi e scene di città) viene coinvolta nel clima delle avanguardie, e inizia a realizzare, alla fine degli anni '20, una serie di straordinari disegni ad acquarello, grotteschi e pre-surrealisti, popolati da un mondo di personaggi fantastici. Come in questo "odalisca", proveniente dal suo taccuino di appunti dispersi negli anni '80 a Parigi nel corso di un'asta che, paradossalmente, la fece riscoprire (lo stesso Jean Cocteau aveva acquistato alcuni dei suoi disegni) prima di tornare ad essere dimenticata per sempre.
Ma torniamo all'epilogo di questa storia, che mischia l'arte a una vicenda personale. Quando nel 1938 Erika sta iniziando ad affermarsi, la tragica fine di un amore, la morte del padre e la paresi della madre, la portano a dover abbandonare precipitosamente Parigi e a tornare in Germania, dove verrà travolta dalla guerra. Di lei non si hanno più notizie ufficiali e risulta dispersa nel corso del bombardamento di Dresda del 1945, dopo essersi rifiutata di lasciare da sola la madre, impossibilitata a muoversi. Anche tutte le sue opere sono andate disperse.
Marcello Scarano (1901-1962) è stato il maggiore pittore molisano del ‘900. Punto.
Nato a Siena, da un critico letterario, torna diciassettenne a Campobasso per frequentare i corsi di pittura di Nicola Biondi. Pensa di non tornarci più, e invece la vita, lo continuerà ad attrarre verse le sue radici.
A Pisa frequenta medicina che poi abbandona per trasferirsi a Roma nel 1922 dove frequenta gli artisti e i luoghi di ritrovo degli intellettuali.
La prima mostra personale risale al 1926, a Campobasso. Nel 1930 partecipa alla mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti, quindi espone a Firenze. Premi e riconoscimenti diventano sempre più frequenti, e frequenti sono anche le sue partecipazioni ad esposizioni in Italia (Roma, Cremona, Milano, Napoli). Nel 1942 è invitato alla XIII Biennale di Venezia. Tornerà poi a vivere a Campobasso, dove rimarrà, in isolamento, sino al 1962.
La sua linea narrativa lo porta a lavorare su quattro temi: i ritratti, il paesaggio, il lavoro contadino, il sacro.
I paesaggi molisani gli daranno notorietà, tanto da vincere il premio speciale “Triennale di Milano” che porterà anche all’esposizione di Hannover. Ma è forse nel ritratto che Scarano riesce a dare il meglio di sé, come in questo toccante autoritratto dell’inizio degli anni ’50. data spartiacque anche per un certo modi di intendere la pittura. Una capacità retrospettiva che coniuga l'approfondimento psicologico con la ricerca sulla materia. Un ritratto che diviene specchio di una vita e manifesto di un modo di vivere e di intendere l’arte.
Così scrisse di lui al poeta Giuseppe Jovine, nel 1985, il critico Giulio Carlo Argan.
…il materiale fotografico che mi hai mandato non mi permette certo un’analisi approfondita ma mi ha dato una idea precisa della singolarità, del talento e anche dell’attualità dell’opera del pittore di Campobasso. Se non fosse vissuto così isolato nel suo Molise avrebbe certamente potuto trovare più di un punto di contatto con i movimenti artistici…. Anche così, tuttavia, la sua opera merita senza dubbio più che una rievocazione in ambito provinciale: mi pare quindi giusto ed opportuno che venga organizzata una sua ampia mostra in ambito nazionale. La sede più appropriata sarebbe naturalmente la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma… Come già ti ho detto non sarebbe soltanto un contributo alla storia dell’arte molisana ma italiana….
Chi avesse varcato le porte del Palazzo Reale di Milano in occasione della prima grande mostra dedicata all'artista in Italia, nel 2011 (la seconda rassegna in Europa dopo quella del Musée d'Orsay a Parigi), avrebbe scoperto che la storia dell'arte, se ancora avesse avuto dubbi, è stata scritta dai mercanti. Mikalojus Konstantinas Ciurlionis (Varena 1875 – Pustelnik 1911) è stato un artista e un musicista raffinato e innovativo, morto troppo presto, troppo lontano dal cuore economico dell'Europa, ma che nell'arco di 5 anni, tra il 1904 e il 1909, ha fatto più lui per l'arte del '900 che 20 accademie rinomate.
Un artista etereo ed elegante, capace di osare l'astratto prima dello stesso Kandinskj e di codificare il simbolismo, a metà strada tra Nabis e avanguardie. Però era lituano, quindi, non contava praticamente nulla nel grande gioco dell'arte. Per comprenderne meglio la complessità, lasciamo un commento a Michele De Luca, che di lui ha scritto in occasione della mostra meneghina:
Ciurlionis è stato un grande pittore e musicista lituano; all'età di tre anni si trasferisce con la sua famiglia a Druskininkai, dove trascorre la sua infanzia. All'età di sette anni impara, per merito del padre musicista, a leggere la musica senza fatica, e intraprende la sua formazione musicale al Prince Oginsky's Orchestra School (dal 1882 al 1893), imparando così il flauto e altri vari strumenti, per poi studiare, nei successivi sei anni pianoforte e composizione al Conservatorio di musica di Varsavia e in questo periodo incomincia anche ad interessarsi a scienze naturali, storia e letteratura. Durante la sua permanenza al conservatorio, compone "De Profundis", una cantata per coro e orchestra sinfonica. Nella capitale polacca, scopre ben presto anche il suo forte interesse per la pittura e si iscrive, dapprima al Kauzik's Drawing School e poi all'Accademia di Arte. Fu molto importante, per le sue opere, la nuova visione che egli sviluppò per la Bibbia e, comunque, per tutte le religioni in generale.
Ben presto i suoi dipinti vengono esposti in importanti mostre, ma, nonostante che la sua popolarità cresca immediatamente e la sua arte desti grande interesse ed attenzione, non vede migliorare la sua condizione economica; questa situazione di quasi indigenza lo portò ad una crescente instabilità mentale che fu causa del suo internamento, nel 1909, in un manicomio. A ciò si aggiunse, al suo rilascio, anche uno stato di progressivo malessere fisico che lo portò ad una morte improvvisa il 10 aprile 1911. Ciurlionis è stato un singolare esempio di sinesteta suono-colore, perché aveva la qualità di riuscire a percepirli contemporaneamente, come è chiaramente dimostrato dalla sua carriera e dai nomi stessi che dava alle sue opere artistiche. Considerato nel suo paese uno dei fondatori dell'arte moderna, è pressochè sconosciuto nel resto del mondo, a eccezione della Francia che gli ha dedicato nel 2000-2001 al Musée d'Orsay una prima grande retrospettiva.
È merito dunque di una importante mostra al Palazzo Reale di Milano – la prima in assoluto nel nostro paese -, curata da Gabriella Di Milia e Osvaldas Daugelis (su iniziativa della Fondazione Mazzotta che ne ha curato anche il catalogo), dieci anni dopo dell'esposizione parigina, di riproporre questo eccezionale personaggio, esponendo un'ottantina tempere e pastelli su tela o cartoncino del maestro, oltre a trenta acquarelli, chine e disegni, fotografie e molti documenti (tra cui una raccolta di lettere inedite) provenienti da un tempio "segreto" dell'arte moderna, cioè il Museo Nazionale di Belle Arti di Kaunas in Lituania. "Un viaggio esoterico" - questo il titolo della mostra - viene dunque a colmare una lacuna, ma anche a saldare un debito verso un artista straordinario quanto insolito e misterioso per la sua pittura, per la singolarità delle sue visioni, dipinte «furiosamente, dimenticando se stesso, senza concedersi tregua». Condensata in soli sette anni (dal 1902 al 1909), la sua opera influenzò molti pittori a lui contemporanei e fu apprezzata da Stravinskij e dal Premio Nobel per la letteratura Romain Rolland, che nel 1930 ammirò le riproduzioni di suoi quadri sulla rivista russa "Apollon". A sua volta Kandinskij, colpito da alcuni dipinti di Ciurlionis esposti a San Pietroburgo, scrisse nel 1910 all'artista lituano per invitarlo alla mostra della Nene Künstlervereinigung di Monaco, ma la lettera giunse con tale ritardo che Ciurlionis perse l'occasione di farsi conoscere al di fuori del suo paese. Spirito solitario dell'arte, divenne famoso per le sue "visioni d'altri mondi", che pochi ebbero la fortuna di conoscere prima che venissero finalmente mostrate a Berlino durante il Festival d'autunno del 1979.
Un'opera di Frantisek Kupka, l'artista al quale più si avvicina.