Ed ecco che dal nulla compare una storia che non ti aspetti. Così, acquisti una lettera e scopri che si tratta, in realtà, di un documento inedito. La minuta della traduzione dal tedesco (quasi certamente) della lettera del Colonello Wenner Comandante supremo delle SS e della Polizia nel nord d'Italia allo scultore Leone Tommasi di Pietrasanta.
C’è una bella notizia, scrive il colonnello, il Führer ha deciso di acquistare il ritratto di Beethoven e le cinque opere ispirate al ciclo beethoveniano (La Pastorale). Opere di quello stile retorico, infarcito di un romanticismo realistico basato sui modelli classici, eseguite presso il laboratorio Battista Vannucci, Pietrasanta su bozzetto di Tommasi. Del resto l'uomo nudo era la rappresentazione più comune dell'ariano ideale e la forma fisica dell'uomo e della donna nazisti ideali non mostrava imperfezioni.
Ora non posso sapere se poi l’acquisto sia andato a buon fine, se prevedeva la realizzazione in marmo o in bronzo, ma le opere e i bozzetti sono noti e ospitati nel Museo dei Bozzetti.
La cosa è interessante è che Hitler lo fa, e spende 325.000 lire (l’equivalente di 108.000 euro di oggi per arricchire la sua collezione nel mese nel quale inizia il tracollo della guerra con l'Afrikakorps tedesco e le truppe italiane che si arrendono in Tunisia, gli americani preparano lo sbarco in Sicilia e Josef Mengele viene nominato Comandante della sezione medica del campo di concentramento di Auschwitz.
L’intermediario è il Gen. Colonello Eugene Wenner (1912 - ?) aiutante di campo del generale Karl Friedrich Otto Wolff e in seguito SS-Obergruppenführer e di generale delle Waffen-SS, governatore Militare e di Comandante supremo delle SS e della Polizia nel nord d'Italia con abitazione in via Clitunno come ho potuto verificare da altri documenti. Destinato a scappare dopo la guerra con Eugene Dollmann da un campo di prigionia americano.
Gen. Colonello Eugene Wenner, a destra |
Un documento presentato qui per la prima volta, che forse offre un ulteriore tassello per capire le dinamiche del gusto dell’arte Nazista, tornata recentemente oggetto di studio anche in Germania, portando a esporre nuovamente opere rimaste per 80 anni nei musei. Con la speranza che possa offrire anche nuovo materiale al Museeo di Pietrasanta e al ricordo dello scultore.
LEONE
TOMMASI (Pietrasanta, Lucca, 1903-1965)
Diplomatosi alla Scuola di Belle
Arti di Pietrasanta (1918-1921), e poi uditore all'Accademia di Belle Arti di
Roma, dove incontra Angelo Zanelli, importante per la sua formazione, si
trasferisce a Milano, dove nel 1926 si diploma all'Accademia di Belle Arti di
Brera e vince il "Concorso di I Grado" per il Pensionato Artistico
Nazionale.
Tornato
a Pietrasanta nel 1927, sposa Carolina Ferroni da cui avrà quattro figli. Da
allora insegna per vent'anni all'Istituto d'Arte "Stagio Stagi" e
realizza le proprie opere nello suo studio. Non si allontana dalla Versilia,
tranne che per alcuni viaggi di lavoro, tra cui quelli in Argentina nel
1950-'54 per le "sculture monumentali del Palazzo dell'Aiuto
Sociale", per il progetto del "Monumento a Eva Peron".
Volontariamente isolato per il desiderio di rimanere fuori dall'arte ufficiale
che non approva, raramente accetta di partecipare ad eventi espositivi, tra cui
si ricordano la collettiva "Artisti Versiliesi a Seravezza" nel 1936
e la "Mostra del Fiorino" a Palazzo Strozzi a Firenze (1962 e '65),
città in cui nel 1990 è stata allestita presso l'Accademia delle Arti del
Disegno una sua mostra postuma dei numerosi gessi conservati nel Museo dei
Bozzetti di Pietrasanta.