I miei genitori sono morti anni fa. Poi, ho venduto l'appartamento.
Quando passo lì sotto guardo la luce della cucina, accesa, di sera. E il ricordo si trasforma in suoni e odori. Non credo di essere più
credente. Forse solo qualche dubbio. Ma una certezza la ho. Il mio tempio è una
luce al quinto piano.
Non mostrerò quindi il totale, ma solo alcuni suoi frammenti, quelli
che potrebbero trovare studiosi fra qualche migliaio di anni, interrogandosi su
chi eravamo. E in che cavolo credevamo.
Ognuno ha così il diritto di costruire i propri dei e codificare la
propria religione. Io fare un tempio per gli antenati a cui lasciare piccoli
offerte e una candela accesa. Qual'è il vostro?
Giulio Ceraldi sta delineando il proprio, credo sotto forma di una grande
pala d’altare, 30 icone, due grandi tavole, con una cosmogonia di cui non comprendo
il significato, ma che trovo affascinante. Piegando la lamiera come un fabbro
medievale, anche se alcuni tratti richiamo il segno di Cucchi e Clemente,
E’ un lavoro in divenire, che il CoronaV ha fermato al debutto,
costringendolo a rimandare il vernissage romano da lungo tempo preparato. Sarà
lui, il Ceraldi, a raccontarne il significato della sua nuova e laboriosa
opera, quando e come vedrà. Con un libro in uscita.
Tranquilli, nessuno spoiler.
Giulio
Ceraldi (1948), campano, è pittore e scenografo teatrale queste le note
biografiche ufficiali.
Si
forma all’Istituto d’Arte Filippo Palizzi di Napoli, dove successivamente
insegnerà discipline pittoriche. Inizia la sua attività espositiva nel 1972
presso la Galleria Mediterranea di
Napoli. Partecipa alla X QUADRIENNALE – La
nuova generazione, Roma 1975. Spinto dalla necessità di far
evolvere il proprio linguaggio artistico, esce dalla dimensione individuale
dello studio, a cui lo costringe la pittura e approda a quella corale del
teatro. Nel 1979 si trasferisce a Roma. Collabora come pittore al
progetto TRACCE di
Antonio Neiwille e come attore ad alcuni suoi spettacoli teatrali negli anni
1989-92 . Realizza sculture ed oggetti di scena nello spettacolo teatrale I Persiani con scene e regia di
Mario Martone al Teatro Greco di Siracusa 1990. Collabora come scenografo in
alcuni spettacoli teatrali del regista Claudio Collovà. Insieme al musicista
Marco Ariano organizza laboratori, stages, performans (1998-2002). Ha
preso parte a mostre nazionali e internazionali e collaborato con il Museo
delle Trame Mediterranee di Gibellina. Collabora da anni presso le Officine
Ouragan - compagnia di ricerca e sperimentazione teatrale - diretta da Claudio
Collova.
Scenografia I Persiani, regia di Mario Martone 1990 - teatro greco di Siracusa |
L’opera: No Humansa a Dune |