Amighetto Amighetti
(1902-1930) autore della corrente del “Novecento”, morto ventottenne, e
subito dimenticato
Artista artista ligure ma di Poggio a Caiano
(PO) di adozione (essendovi nati sia il padre sia la madre), precoce e
di talento - come si legge nel catalogo della mostra che dopo 90 anni lo ha
ripresentato - Amighetti stupisce per la personalità e la tecnica pittorica
padroneggiata già da giovanissimo. La critica più avveduta e sensibile che
comprende l’intensità della sua arte, la sua tecnica innovativa e il suo
desiderio di modernizzazione, lo incoraggia fin dalle prime esposizioni del
1924 a Genova.
Nel 1925 si sposa con Angiolina Rivara e inizia a
frequentare in Toscana il maestro Felice Carena, insegnante all’Accademia di
Belle Arti di Firenze, con il quale imbastisce un rapporto destinato a durare
negli anni a venire. Carena diventa infatti per Amighetti un fondamentale punto
di riferimento per la sua produzione artistica, a cui si ispirerà costantemente
fino alla fine dei suoi giorni. Benché non siano note prove documentarie,
sembra che il giovane entri in contatto anche con Ardengo Soffici nella sua
abitazione delle Fornaci a Poggio a Caiano, poco distante dalla villa di
Loretino dove il pittore continua periodicamente a soggiornare.
Nel 1926 gli nasce la figlia Lucilla. In un breve volgere di
anni inizia ad esporre dividendosi tra mostre pubbliche e gallerie d’arte, da
Genova a Milano, da Firenze a Venezia, dove nel 1928 è presente alla XVI
Biennale d’Arte. L’amministrazione comunale della sua città acquista diverse
sue opere per la collezione municipale. Nel 1930 partecipa di nuovo alla Biennale
di Venezia. Il 23 agosto di quell’anno muore a Genova dopo una breve malattia.
Viene sepolto nel cimitero di Poggio a Caiano, dove oltre a lui riposano gli
artisti Ardengo Soffici e Armando Spadini.
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