UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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giovedì 23 marzo 2017

DANDISSIMI, I SAPEUR CONGOLESI. FASHION VICTIM, MA SOPRATTUTTO ESTETI.

I sapeur congolesi sono gli esponenti della Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes: la società delle persone eleganti e di quelli che “sanno creare l’atmosfera”, come amano definirsi. E lo fanno, in un zone poverissime, investendo tutti i loro averi in abiti e accessori. Così totalmente affascinanti da soprendere ad ogni scatto, tanto da diventare oggetto di reportage, documentari, e addirittura di una campagna pubblicitaria della Guinness.



I Sapeurs hanno assorbito l’eleganza dagli coloni europei intorno agli anni ’20, ma l’hanno fatta propria, instaurando i loro canoni. Negli anni Settanta, il dittatore Mobutu cercò di cancellare i retaggi coloniali proibendo, per l’uso di giacca e cravatta, che considerava inaccettabili “simboli degli oppressori”. Il tiranno aveva “invitato” anzi gli zairesi a indossare una sorta di uniforme nazionale, chiamata abacost (dal francese “à bas le costume”), costituita da una casacca leggera dal taglio sgraziato accompagnata da un paio di pantaloni slavati. Sfidando il regime, i Sapeurs si rifiutarono, continuando a “sfilare” per le strade poverissime del Paese nei loro inappuntabili completi sgargianti, con tanto di papillon e pipa di scena, guanti bianchi e bastone da passeggio.

colonial syle, 1920

Poche le regole base:
I colori sono fondamentali: ben vengano i toni sgargianti ma devono essere sposati bene, e mai più di tre nello stesso outfit (ammesi nelle cravatte).       
Le bretelle sono per pochi: se non hai un po’ di pancia, evita.        
Un buon abito richiede un buon portamento, e una camminata felpata che consenta a tutti di ammirare i dettagli, calzini compresi.
Un vero dandy ha più di un outifit.
Gli accessori sono parte integrante.
Tutto deve essere immacolato e stirato alla perfezione.




Nola Hatterman, On the Terrace, 1930. Il ritratto dell'artista
Jimmy van der Lak, Amsterdam 
Jimmy arrived in Amsterdam in and as the only Black man in the city



First independent Congolese government. Brazzaville, 1960.

martedì 21 marzo 2017

GLI SPETTRI CHE TI TOCCANO L'ANIMA


"Le ambigue e suggestive creature sovrannaturali, protagoniste di numerosi miti e leggende, hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nell’immaginario da cui hanno attinto gli artisti giapponesi nel corso dei secoli e sono tantissime le credenze legate alle apparizioni di questi esseri. Il termine “Hyakki Yagyō”, che letteralmente significa “marcia dei cento spettri”, indica proprio la credenza giapponese secondo la quale, in estate, spettri e creature demoniache fanno la loro comparsa al calare delle tenebre vagando per le strade e bevendo sake.." Questi gli spettri, i demoni e i mostri che ci lascia l'arte xilografica giapponese 1700/1900. Così straordinari da lasciarti senza fiato. C'è spazio per tutti (Yokai e Yurei 幽霊), per i nostri sensi di colpa e le nostre paure.
Okusai, Hiorshighe, Kunyoshi, Yoshitosh. Stampateveli bene in mente. 


 

lunedì 20 marzo 2017

QUALE PRESENZA E' MAGGIORE DELL'ASSENZA?

La famigliola e il morto.  Foto di autore non identificato, anni '20 c.a. Inghilterra, prima guerra mondiale. Un soggetto che ha avuto una interpretazione da parte del fotografo diversa da tutte le altre foto post mortem tipiche del periodo vittoriano. Un cappotto vuoto (sembra il titolo di un romanzo russo) Sorregge sua moglie per la manica. Struggente.


Ed ecco altre foto, tra le mille, che mi emozionano.

gli occhi di lei, gli occhi di lui.
La ragazza a destra è sorretta da un sostegno.

gemelli

giovedì 16 marzo 2017

WRITERS BATTLE - BANKSY VERSUS ROBBO

Questa è la storia della più pacifica e cruenta battaglia del mondo. Questa è la storia dello scontro, come una tenzone rinascimentale, tra Robbo, street artist della prima ora, re dell’"old school" londinese e Banksy. La storia ha inizio nel 1985, quando Robbo, o meglio King Robbo marchiò con la tag un muro sulle sponde del Regent’s Canal.

Per 21 anni il pezzo è rimasto intanto, fino al 2006 quando altri writers, irrispettosi, apposero la loro firma su quella di Robbo.
Nel 2009 è il "turno" di Banksy, che ignaro (come lui stesso dice) di quanto fosse conosciuto Robbo nella sfera londinese e degli anni alle spalle dell'opera, utilizzò il suo stile per ricoprire quello dei suoi predecessori.
Passano soltanto 2 settimane e Robbo fa vedere a Banksy che lui è sempre "The King", in basso a sinistra il nuovo pezzo viene firmato da "Team Robbo".
La sfida si accende, Banksy torna sul Regent’s Canal e aggiunge 3 lettere alla tag di Robbo, King Robbo diventa Fucking Robbo.
Robbo non ci sta e dopo pochi giorni il "fuc" viene tolto.    
Interviene uno sconosciuto (forse lo stesso B) la parete diventa totalmente nera.

 



Luglio 2010, Robbo torna sulla scena del delitto, secondo lui la carriera di Banksy è morta e sepolta, a sostenerlo c’è anche Top Cat, leader incontrastato dei personaggi di Hanna & Barbera.
Il muro viene nuovamente coperto di vernice nera. 
Nel gennaio del 2011 è nuovamente il turno di Banksy che lo trasforma in un interno stilizzato. Come per dire, andiamo avanti... ma anche è l'ora della pensione...
  
Robbo non ha la possibilità di replicare, un incidente lo ha lasciato in coma, così Banksy nel novembre scorso pone forse fine a questa annosa sfida, realizzando una replica della tag del 1985 in versione povera.
L'incidente fa scoprire il vero nome di Robbo (
John Robertson.)
Ora è così. Ciao.
 
 

lunedì 13 marzo 2017

L’ORIGINE DEL MONDO HA UN VOLTO. LA MORALE? I PARTICOLARI VINCONO SULL’INSIEME.

Un appassionato d'arte, rifugiatosi da un antiquario per sfuggire a una giornata di pioggia ha acquistato di impulso nel 2010 un volto di donna, pagandolo 1400 euro.
Non lo sapeva, ma aveva appena scovato la parte superiore del quadro-scandalo di Gustave Coubert 'L'origine del mondo', dando un volto a uno dei corpi più erotici della storia della pittura. L'opera del 1866, che all'epoca aveva sconvolto per il suo realismo, mostra un sesso femminile in primo piano. Nel piccolo quadro di Coubert, esposto dal 1995 al Musee d'Orsay, il corpo adagiato sul letto si ferma all'altezza del seno. La tavola mostra il volto di una donna bruna sdraiata, la testa rivolta all'indietro e la bocca leggermente aperta: le tinte, la trama e l'origine della tela, cos' come le dimensioni del ritratto corrispondono perfettamente alla celebre opera, portando alla conclusione che il quadro fu diviso a metà. Questo quelo che afferma
Jean-Jacques Fernier, autore del 'Catalogo ragionato' dell'opera del maestro del realismo francese e uno dei massimi esperti del pittore.
"Due anni d'inchieste, perizie e analisi ci hanno permesso di sollevare il velo e risolvere un mistero che ha affascinato il mondo dell'arte e il pubblico". Si e' sempre ritenuto che a fare da modella per il quadro, commissionato da un diplomatico libertino dell'impero ottomano, sia stata Johanna Hiffernan, detta Jo, all'epoca amante del pittore americano James Whistler, grande ammiratore di Courbet. Il maestro del realismo francese aveva ritratto Jo in quattro quadri e questo sarebbe il quinto, anche se non è stato il suo volto a entrare nella storia dell'arte.

La morale? I dettagli sono molto meglio dell’insieme. Quasi sempre.









A cento anni dall'Origine del Mondo di Courbet (1866), l'opera di Saint Phalle ampliava tale provocazione rovesciandola in chiave femminista.

 
Censura. Già ampiamente censurata l'immagine è stata cancellata da Facebook a una professoressa francese. Lo Stato si è costituito parte civile per contestare la decisione


--> LUCIEN FREUD E LA SUA MODELLA