A Roma in inverno non fa mai
fatto freddo. Giuro.
A Parigi, sì, o forse sono stato solo sfigato. Così, passando veloce e
intirizzito davanti a un negozietto, metà libreria - metà brocante - dalla
vetrina qualcuno mi ha guardato. Veramente. Sentivo che mi osservava e non
sarei più potuto sfuggire al suo sguardo. E neanche a quell’arietta gelida che
fa tanto Maigret. Era un manichino articolato, di
quelli da pittore. Sarà stato alto una quarantina di centimetri, brunito come
Seedorf quando si incazzava, seduto su uno scaffale, con le gambe accavallate.
E allora ho capito.
Ho capito che, come sempre, alcune
cose fanno nascere altre cose. E che il suo volto, era la sintesi perfetta
della pittura di Leger, Andre Lhote, di molte avanguarde, di un certo Picasso. Il naso affilato, il
mento tondo, con “…gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale…”.
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Manichini e Felice Casorati. |
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Mainichino e Costantin Brancusi |
Si trattava di
un manichino dell’inizio del ‘900, o forse di un decennio prima. Costava un occhio della testa, 3000
euro o giù di lì, e non ho potuto, ovviamente, comprarlo. Perché la vita è ingiusta, ma questo è un altro discorso...
Tornato a
casa, ho iniziato a cercarne altri esemplari.
Sorprendente come siano stati i manichini stessi, a volte, a ispirare gli
artisti, e non viceversa. E’ stata la manualità di qualche artigiano
sconosciuto, francese, tedesco, italiano, a far scattare una scintilla, nei pittori cubisti e metafisici e
non solo. Questo, almeno, quello che ho
pensato quando ho visto le teste da cappelliera il stile bidermeier in legno:
quella che Raoul Hausmann avrebbe poi usato pre creare la testa mccanica, di fatto il manifesto DADA. Quando ho visto il cavallo di
Carrà… i manichini dell’avanguardia russa. E
poi, i manichini in cera o pasta di carta, quegli degli anni ’30, così simili
alla pittura di quegli anni…
Questo è il
bello della creatività. Che la può mettere in moto anche un oscuro e dimenticato mastro falegname, il Geppetto delle avanguardie storiche.
...nessuno rivela le sue fonti. Tutto si crea, nulla
si distrugge, tutto si trasforma in qualcosa di nuovo. Sempre.
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Wojciech Weiss, 1934
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Degas, ritratto Henri-Michel-Lévy nel suo studio- a terra il manichino vestito da donna usato per i quadri
photo Andre Derain - La Femme et le Pantin, vers 1930. Datemi quel manichino!
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Carlo Carrà |
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Peter Birkhäuser, Puppet, 1938 |
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Niklaus Stoecklin, Wig Stand Mannequin with Pear-Shaped Money-Box, 1929 |
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WOLS, Pavilion de l'elegance (Madeleine Vionnet), 1937
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Stoecklin Niklaus, Gliederpuppe (1930) |
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Alberto Savinio |
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Elizabeth King - mannequin in a mirror |
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Manichino d'artista, 1700 |
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Gyula Pap and Albert Henning - Dance with a mask, composition with feather and veil, 1930-33
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1888, Wilhelm Trübner
Gustave Courbet’s studio
In the late 18th century and early 19th century, Paul Huot’s mannequins
were the most sought-after among artists from Paris to St. Petersburg.
The genre painter August von der Embde paid 1000 francs — an enormous
sum — to have one sent to Kassel, Germany, while the British painter
William Etty once waited a full year to obtain one. These “mannequin
perfectionné,” as they were known, had an internal skeleton with
moveable joints, horsehair stuffing, and an external cotton stockinette
covering that mimicked human skin
Oskar Kokoschka 1912
GIORGIO DE CHIRICO, ettore e andromaca, 1917
Italo Cremona 1939
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Silvio Eruli, figlio di Erulo Erulo, e pittore novecentista
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Morris Kantor 1896-1974
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Corner in my Atelier, around 1912, oil on canvas | | |
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Nature morte dans l’atelier (Stilleben im Atelier)
Otto Dix, 1924 | | | | |
Man |
Mannequin au miroir
Niklaus Stoecklin, vers 1930, collection privée |
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Mannequin (Gliederpuppe)
Wilhelm Lachnit, 1948,
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Nu et mannequin
David Jagger, date inconnue |
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Victor Hume Mody 1942
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Matias Quetglas,1985 |
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David Bowers nato nel 1956 in Chambersburg, Pennsylvania |