UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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domenica 25 marzo 2012

PAUL CITROEN. L'INVENTORE DI METROPOLIS.



Magari può capirare che uno studente, realizzando la mostra di fine anno, dia l'ispirazione per la creazione di uno dei capolavori di tutti i tempi. Ma andiamo per ordine...

Nato da una famiglia ebraica emigrata in Germania che gestisce a Berlino un negozio con annesso laboratorio di conciatura, a soli 17 anni, Paul capisce che non potrebbe mai essere un commerciante.
Litiga a tavola, scappa di casa tra le urla dei genitori (il padre non accetterà mai questa sua scelta), ben deciso a divenire un artista, e a imparare a dipingere e a fotografare.
Testardo lo è di sicuro. Ma certo, ha anche la fortuna di abitare a Berlino, nel primo ventennio del ‘900. Come dire Atene nell’età di Pericle.
Finisce quindi per ritrovarsi, solo pochi mesi dopo, quasi portato dalla corrente, membro del movimento DADA, direttore della centrale Dada di Amsterdam, supporter della galleria DER STURM (da dove nascerà il movimento espressionista), amico di George Grosz e infine allievo di Paul Klee, Wassily Kandinsky, Johannes Itten e Hannah Hoch, alla Bauhaus di Weimar.
E’ infatti proprio qui, nella sede della Staatliche Bauhaus di Weimar nel 1923, in occasione delle celebre esposizione degli allievi, che nascono le tavole di fotomontaggi ispirate al tema della città, chiamate appunto Metropolis.

Un progetto ambizioso e visionario, stimolato dalle sperimentazioni Raoul Hausmann, (altro genio incredibilmente sottovalutato) che proprio della tecnica del fotomontaggio è stato l’inventore. Si tratta di una visione maestosa e apocalittica che sembra dar vita alla città del futuro, che sembra replicarsi e auto generarsi, come fosse quasi un organismo vivo.


Sono queste le immagini che lo fanno immediatamente notare tra tutti gli studenti, e che il regista Fritz Lang vede mentre la visita la ormai celebre “mostra didattica” della Bauhaus.
Quelle città tumultuose, quegli scenari futuribili e apocalittici, completano l’ispirazione che egli sta già maturando dopo la visione in aereo di New York di notte, come avvenuto pochi giorni prima arrivando in città per la prima de “I Nibelunghi”. Completano e arricchiscono. Tanto che Lang deciderà di dare al film, che uscirà 3 anni dopo, lo stesso nome ideato da Citroen. Mentre i suoi fotomontaggi serviranno di ispirazione alle scenografie di Otto Hunte, Erich Kettelhut, Karl Vollbrecht.

aul Citroen, Portret van Heinz Aron, olieverf op board, 1922
Vent’anni dopo, conclusa la repres

sione nazista, Citroen potrà ritornare a esprimersi. Ma ha forse perso la capacità propulsiva ed esplosiva dei primi anni. O forse vuole solo trasmettere, ad altri come lui, ciò che ha imparato.
Insieme a Charles Roelofsz fonda la Nieuwe Kunstschool ad Amsterdam per poi divenire docente presso l’Accademia Reale.
Smesso l’insegnamento continuerà a dipingere, ritornando al figurativo, banalizzando forme e visioni, come spesso succede ai grandi.
Morirà nel 1983 a Wassenaar. Ma in qualche modo, vive dentro ognuno di noi e nelle nostre città.