UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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giovedì 10 agosto 2017

ROLAND TOPOR SE UNA COSA NON ESISTE, INVENTALA.


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La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
Italo Calvino

 

"Per guadagnare da vivere io non dispongo che dei prodotti derivati dalla mia paura... La realtà in sé è orribile, mi dà l'asma. La realtà è insopportabile senza gioco... Io non posso perdere il contatto con la realtà, ma per sopportarla ho bisogno di questo gioco astratto che mi permette di trovare quello che può essere ancora umano."
Questo scriveva Roland Topor. Ed è subito chiaro che con lui non ci sono mezze misure. Anche nei suoi anni d’oro, primo dell’oblio, Topor si amava o si odiava. E a me, da ragazzetto amante dell’arte, stava francamente sulle balle. Con quella sua faccetta tonda, da brachicefalo, e quei suoi modi sbruffoncelli. Almeno così mi sembrava quando vedevo che si faceva fotografare mentre disegnava con la luce, scimmiottando Picasso o si presentava come attore in veste di Renfield il Matto nel Nosferatu di Werner Herzog.

 

Poi, nel tempo, ho iniziato a trovare su di lui frammenti, racconti e riferimenti, che sembrava mi cercassero. E ho iniziato a vedere tracce di genialità in immagini, grafiche, schizzi, racconti.
Mi capitò ad esempio, di imbattermi nel suo fantasma, nel percorso di tesi di laurea su “Il Viaggio di Mastorna” la sceneggiatura del film sempre sognato e mai realizzato da Fellini. Quando alla fine di mille giri arrivai a parlare al grande Federico, mi disse che era proprio Topor la fonte di molti suoi sogni, per il Mastorna, il Casanova, La città delle Donne. Il talento visionario che iniziava a buttar giù immagini esagerate e trasgressive a ogni suo input, e che gli passava come macchina del pensiero: “…lo tenevamo chiuso in stanza d’albergo vicino a casa sua a via Margutta. Io lo chiamavo “Il Generatore” mi disse Fellini “…non sai mai cosa fa, scarabocchia per ore, fa strani rumori, fuma, va in bagno, esce, torna, ma produce sempre follia ed energia positiva”.
Anche Giovanni Gandini, fondatore di Linus, raccontò che era la persona più imprevedibile che avesse mai conosciuto, come quando si rovesciò al ristorante un tubo di ketchup in testa per raccontare l'idea di una nuova copertina. 

 

Iniziai così a leggerlo, e poi a capirlo. Per esempio quando scoprii che dal suo romanzo "Le Locataire Chimérique", scritto a 25 anni, era stato tratto "L'inquilino del Terzo piano" opera simbolo di Roman Polanski. Un film capolavoro, mai più rivisto in una normale programmazione televisiva.

E ora che Topor non c’è più, rimango sorpreso a vedere molti pochi lo ricordino, mentre le nuove generazioni lo ignorano proprio. Forse servirebbe una mostra, vera, magari sotto forma di happening, capace di ridare vita ai suoi mostri, incubi attualissimi e corrosivi ancora adesso. 

Roland Topor è stato uno scrittore, sceneggiatore e illustratore francese di origine ebreo-polacca. Nasce a Parigi il 7 gennaio del 1938, figlio del pittore e scultore Abram Topor. Ancora bambino, fugge da Parigi con la famiglia in Savoia per sfuggire all'occupazione nazista.
Dopo la guerra studia all'École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi. Si trova così con un’ottima preparazione tecnica, in anni esplosivi. Dal 1961 al 1965, collabora alla rivista satirica mensile Hara-Kiri, dove si fa notare per un cinico humor nero, tipico dei suoi lavori, e dove si faranno le ossa molti dei futuri protagonisti di Charlie Hebdo come Wolinsy. È tra i fondatori, nel 1962, del celebre movimento surrealista Panico («tutto ciò che amava il Surrealismo ma senza Breton a sorvegliarci»), assieme a due registi e intellettuali come Fernando Arrabal e Alejandro Jodorowsky, come dire NITRO e GLICERINA.
Intanto nel 1964, scrive il suo primo romanzo. Perché nella sua breve ed eccentrica carriera artistica ha fatto di tutto: dalla pittura all'illustrazione, dal teatro alla fotografia, dall'incisione alla scultura, dal cinema alla musica alla televisione. Tutto questo, sperimentando nuovi linguaggi, rimanendo sempre fedele alle sue convinzioni e ai suoi principi. Degno Erede del nichilismo dadaista.
Prendete questo passo de La couisin cannibale, per la Ricetta della Mamma alle Rose Bianche: «Baciate la mamma su entrambe le guancie poi tagliatela in due: gettate in acqua bollente; levate la testa che sorride bonariamente - vi farebbe passare l'appetito - la colonna vertebrale e tutte le ossa che possono essere tolte. Preparate le patate bollite che taglierete a rondelle e metterete in insalata. Mischiate l'insalata con pezzetti di mamma e condite tutto con olio d'oliva prima di servire. Non dimenticate di aggiungere qualche rosa bianca sotto il piatto: serviranno a proteggere la tovaglia, inoltre la mamma le amava tanto...».


 

C’è chi ha visto in lui le fantasie devianti di un moderno Hieronymous Bosch che costruisce proprio per riuscire a esorcizzarle. Ha scritto Luca Sforzini: “Viviamo i dettagli angoscianti delle sue opere, fino quasi a sentirne l'acre odore e ad apprezzare, sconvolti, l'elasticità delle carni lacerate. Il mondo rivela la sua doppiezza, l'ipocrisia strisciante e l'artista, indignato, la mostra in tutta la sua repellente virulenza
Da ricordare anche la sua collaborazione, in Italia, che frequentò a lungo, collaborando con la rivista satirica "Il Male” e con “Linus”.
Nel 1973 il lungometraggio di animazione "Il pianeta selvaggio", firmato con René Laloux. Prodotto tra gli altri da Roger Corman è considerato uno dei primi esempi di film in cui viene introdotto il tema dell'antispecismo, rovesciando la classica prospettiva secondo la quale la specie umana sarebbe la più evoluta, e quindi la più importante, di tutte le specie terrestri.
Morirà per emorragia cerebrale, dopo alcuni giorni di coma, il 16 aprile del 1997 a 59 anni a Parigi.

Come chiudere questo racconto? Così:
Tutti vogliono salvare il mondo ma pochi aiutano la mamma a lavare i piatti.” E’ sua.

 
 
 
 


 


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