L'arte polimaterica non è una tecnica ma – come la pittura e la scultura – un mezzo di espressione artistica…”
(Enrico Prampolini, "Arte Polimaterica" - Roma 1944).
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Kurt Schwitters
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Limbswish, ca. 1917-1918. Baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven |
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Wunderkammer, XVIII sec.
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Lo puoi chiamare "polimaterico". Lo puoi chiamare "assemblage". Qualcuno le ha chiamate "aggregazioni". Ma è soprattutto un'incontro improbabile tra oggetti, materie e materiali. Tra cose che nel mondo reale forse non si sarebbero mai incontrate, nate per diventare parte del mondo tridimensionale, che poi finiscono per ritrovarsi in una nuova dimensione ad un solo orizzonte. In un luogo dove vernice, sabbia, rafia, legno, metallo e materiali plastici finiscono per trasformarsi in una sola cosa. E a dare vita a cose che nel mondo reale non esisterebbero proprio.
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Claude Cahun, Object, 1936
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Enrico Prampolini anni'30
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C'è stato un inizio? Sì, forse in qualche wunderkammer settecentesca (stanza delle meraviglie) dove in una scatola con una parete di vetro potevano dialogare tra loro conchiglie e scheletri di salamandra (una stanza così, ad Amsterdam la aveva anche Rembrandt).
Ma è nel '900 che rinasce con il DADA (Kurt Schwitters, Marcel Duchamp, Johannes Baader), con il cubismo (Georges Braque, Pablo Picasso), nella Bahuhaus. Ne diviene un sofisticato produttore Enrico Prampolini negli anni '30 e in senso lato il cubofuturismo russo.
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Johannes Baader, DADA BAUHUAS |
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Man Ray (Emmanuel Radnitzky), "Indestructible Object (or Object to Be Destroyed),"
1964 (replica of 1923 original)
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Wilhelm Freddie, Sex-paralyseappeal, 1936
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Lo adotta Man Ray e, infine, lo adotta Dubuffet (al quale si deve il nome di assemblage, utilizzato per una serie di collage di ali di farfalla titolate Assemblages d'Empreintes 1955 c.a).
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Dubuffet, assemblage 1955 |
Nel 1961 l'esposizione The Art of Assemblage al Museum of Modern Art di New York ne sancisce l'effettiva consacrazione unendo tendenze e opere di Braque, Joseph Cornell, Dubuffet, Marcel Duchamp, Picasso, Robert Rauschenberg (che lo porta nella pop art americana), Man Ray e Kurt Schwitters. William C. Seitz, curatore della mostra, descrisse questa tecnica come "...un qualcosa di improntato sulla ricerca di materiali ed oggetti naturali o fabbricati ovvero non intesi comunemente come strumenti artistici".
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Enrico Accatino, 1947
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In Italia, dopo le bordate futuriste, a partire dagli anni '50 lo utilizzeranno gli italiani Baj, Roberto Crippa, Enrico Accatino. Robert Rauschemberg lo porterà nella pop art a mericana.
Una tecnica che diventerà, infine la bandiera del francese Arman (accumulazioni) e dell'apolide Daniel Spoerri con le sue straordinarie tavole apparecchiate.
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Robert Rauschenberg |
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Daniel Spoerri. tavola apparecchiata
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L'assemblage attraversa quindi tutto il secolo. Non sembra nè fermarsi, nè esaurirsi. Ma rimane un genere a se stante. Quasi un ragionamento che alcuni artisti si trovano a fare con se stessi. Un'emozione per pochi.
Perché se un assemblage è bello, comunica. E' come un segreto svelato
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Eileen Agar, Angel of Anarchy, 1936
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Hartmann Dada Bauhaus 1930 c.a. |
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Roberto Crippa, fine anni '60 |
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Baj, multiplo, edizione Renault, 1978
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