«Non
ho memoria di quando ho preso coscienza del mio linguaggio spastico...
La comprensione altrui era e rimane tuttora una chimera... E' difficile e
drammatico convivere con un linguaggio che non mi consente di esprimere
le mie potenzialità.»
Franco Valente, romano, classe 1954, è probabilmente il primo, o uno dei pochissimi disabili affetti da gravi problematiche neuromotorie collegate alla spasticità a operare come pittore, oltre che come intellettuale e studioso della sua stessa disabilità, tanto da laurearsi in lettere e a scrivere, con prefazione del linguista e professore universitarioTullio De Mauro, il saggio "La lingua legata" (Ed. Riuniti).
Un percorso complesso e doloroso, portato avanti tra mille difficoltà a partire dagli anni '70, quando ancora molta strada era da percorrere sulla via della libertà di espressione e della cultura della disabilità, grazie anche agli incoraggiamenti del maestro ed esperto di educazione visiva Enrico Accatino.
Nascono così tra gli anni '70 e gli anni '80 opere sicuramente limitate nel controllo del gesto e della forma, ma non nella capacità di esprimersi concetti e sensazioni.
Opere a volte severe (dove il nero predomina). In altri casi, solari, per il rincorrersi di toni verdi, azzurri, rossi, dilavati dall'uso della tempera, della guazza o dell'acquarelo.
Un percorso mai esplorato che lo pone come un pioniere. Anzi, no. Come un artista vero, capace di trasmettere emozioni.
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