A
poco più di 50 anni il cuore di Paolo Fiorentino (1965-2018) ha smesso di
battere dopo una lunga convivenza con i suoi problemi cardiaci e dopo anni di
silenzio e distacco dal mondo dell’arte. I suoi quadri raffiguravano città e
architetture surreali e metafisiche, spesso su sfondi a tinta unita. Non esistono, sono proiezioni e introiezioni di un secolo di architettura.
In qualche modo Sorrentino l’alter ego romano delle esperienze milanesi di Marco Petrus (1960), quasi coetaneo.
Un percorso che in alcuni anni ha avuto come compagno di viaggio anche l'architetto e artista romano Massimo Catalani, che ha usava pigmenti per costruire masse e forme.
In qualche modo Sorrentino l’alter ego romano delle esperienze milanesi di Marco Petrus (1960), quasi coetaneo.
Un percorso che in alcuni anni ha avuto come compagno di viaggio anche l'architetto e artista romano Massimo Catalani, che ha usava pigmenti per costruire masse e forme.
Bello
il ricordo dell’artista Massimo
Livadiotti:
Ho
diviso con lui per diversi anni il mio studio a piazza Vittorio e li ricordo
come anni indimenticabili. Era un artista profondo e con una forte sfumatura
romantica; ricordo ancora l’episodio in cui rifiutò di partecipare alla
Biennale di Venezia come un gesto di grande coerenza intellettuale non comune
ad artisti della sua generazione.
Lo
conobbi negli anni 80 come un giovanissimo pittore en plein air. Andava in giro
per la sua amata città a dipingere piccole vedute su tavola della Roma che più
amava…porzioni di paesaggi urbani in cui il dialogo tra natura e antiche
vestigia si tingeva di bellezza.
Negli
anni '90 fu tra i fondatori della galleria Il Polittico e contribuì
notevolmente al successo di quello spazio culturale. Nel 1996 la sua
partecipazione alla Quadriennale di Roma sancì il suo definitivo successo a
livello nazionale tra i pittori emergenti. Nel 2002 vinse il Premio Michetti e
di lì a poco entrò a far parte della scuderia degli artisti di Italian Factory
che lo consacrò anche a livello internazionale. Verso la fine degli anni 2000
cominciò un suo percorso a ritroso e di grande riflessione che lo portò
lentamente a isolarsi sempre più dall’ambiente del mondo dell’arte
contemporanea, da lui ormai considerato un mondo superficiale ed effimero.
MARCO PETRUS
MASSIMO CATALANI
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