Virtuoso.
Sicuramente. E quasi certamente il maggior interprete nell'uso della
penna a sfera che l'Italia abbia visto da molto, molto tempo. Le care,
vecchie, pennebìc. Strumenti di magia con le quali Gottardo ha
realizzato, e continua a farlo tutte le sue "carte" (che vanno quindi
osservate soprattutto da vicino per ammirarne l'incredibile
virtuosismo). Che riesce a ricreare la mezzatinta, o addirittura
l'illusione dell'intervento tipografico, mettendo al servizio del
creatività le proprie conoscenze tecniche, Come in questo immagini,
dove anche il fondo rosso è fatto con la biro. O come in quelle teste
anatomiche, che sembrano essere un collage e che invece sono realizzare a
mano linera .
Virtuoso, ma non solo. Narratore simbolico di un mondo ricco di riferimenti, esoterici, icone, sogni e paure, feticci, citazioni culturali che non sempre è facile cogliere e che forse lui non ama mai svelare sino in fondo. Come testimoniano questi lunghissimi rotoli, che abbiamo posto all'inizio dell'articolo, parte di un unico ciclo, detto della Vacca Sacra che, una volta ricomposti, comunicano mistero e inquietudine.
E ogni rotolo è stato realizzato, come la maggior parte delle sue opere almeno sino ai primi anni del 2000, su una minuscola scrivania, in uno spazio di 1mq, in una stanza invasa di fogli, rotoli, visioni orizzontali.
Mauro Gottardo, torinese, entra in questa galleria del '900 per la data di esecuzione del ciclo 1999/2000, realizzato meno che trentenne, ma soprattutto per il suo straordinario talento tecnico ed esecutivo, che non sembra più appartenere al proprio secolo e che è stato presentato per la prima volta al pubblico nel 2007 in una mostra a lui dedicata al MIAO - Museo Internazionale delle Arti Applicate, Torino e poi a Roma con una personale alla Palladium.
Ma non ama esibirsi. Ama produrre. E lo fa dando vita a cicli di opere complessi, capaci di richiedere anni di lavoro, utilizzando semplici rotoli di carta o materiale di recupero, come le radiografie di un ospedale psichiatrico, o le buste della ASL. O come gli Scotchages, conservati come reliquie in grandi cartelline.
Un tesoro anche i suoi libri in copia unica, che aspettano solo di divenire un capolavoro di libro d'arte in tiratura limitata.
Di sè ha scritto:
"...Disegno
su rotoli di carta (quasi sempre fatti di singoli fogli uniti l’uno
all’altro) poiché ciò mi consente di far circolare a vuoto delle
immagini mancando le relazioni di profondità tra esse, isolando oppure
reiterando una figura (sottraendo il nesso narrativo, parodiando uno
stile) il rotolo si richiude su se stesso, un circuito paradossale dove
ovviamente tutto inizia dalla fine.
Ciò che
caratterizza la tradizionale rappresentazione (occidentale), cioè
l’unità di tempo di luogo e d’azione, nei rotoli è stata sostituita
con delle corrispondenze tra figure, scritture e decorazioni
(allucinazioni)”.
“Uso
la penna a sfera su carta uso ufficio oppure riciclata per una
questione di urgenza, prima di tutto, e poi perché la biro è l’ideale
per contraffare matite, pennelli, penne, pennarelli, serigrafie,
xilografie... permettendomi un certo svuotamento semantico, un
autoesautoramento, per fuggire da un destino di(segnato)”.
“Sono
uno scettico che esamina delle convenzioni, servendomi di una
controtecnica, ovvero una stampella che mi aiuta ad inciampare”.
L'outsider art ha un nuovo maestro. Ma l'outsider art non ama avere maestri.
Mauro Gottardo è nato a Bardonecchia nel 1965 e vive a Torino. Animo solitario, oggi interamente dedicato alla ricerca artistica, dopo un periodo di lavoro come tipografo (dove scopre l'amore per l'arte grafica e il lettering) nel 1995 partecipa alla mostra collettiva "Help me to paint" alla galleria Posada del Corregidor a Santiago del Cile.
Da questo momento alternerà mostre personali a lunghi periodi di silenzio: "Rotoli 1997- 2002," presso lo studio Alice Van Dam di Torino nel 2003 e "Skeptik sindrome "presso NSK Art Institute a Lubiana nel 2004, doppia personale con Luciano Lattanzi al MIAAO (Museo Internazionale delle Arte Applicate) 2007. "La Biro, o della fine del mondo". Teatro Palladium, Roma, a cura di Alfredo Accatino, 2012.
L'outsider art ha un nuovo maestro. Ma l'outsider art non ama avere maestri.
Mauro Gottardo è nato a Bardonecchia nel 1965 e vive a Torino. Animo solitario, oggi interamente dedicato alla ricerca artistica, dopo un periodo di lavoro come tipografo (dove scopre l'amore per l'arte grafica e il lettering) nel 1995 partecipa alla mostra collettiva "Help me to paint" alla galleria Posada del Corregidor a Santiago del Cile.
Da questo momento alternerà mostre personali a lunghi periodi di silenzio: "Rotoli 1997- 2002," presso lo studio Alice Van Dam di Torino nel 2003 e "Skeptik sindrome "presso NSK Art Institute a Lubiana nel 2004, doppia personale con Luciano Lattanzi al MIAAO (Museo Internazionale delle Arte Applicate) 2007. "La Biro, o della fine del mondo". Teatro Palladium, Roma, a cura di Alfredo Accatino, 2012.
L'inizio del bellissimo saggio di Bianca Tosatti dedicato a Mauro Gottardo su la rivista OSSERVATORIO OUTSIDER AER AUTUNNO 2021 |
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