I pittori afro-americani emersi nella prima metà
del ‘900 si contano sulle dita di una mano. Interessante sicuramente la Scuola
del Bronx e il nucleo di artisti di Harlem e di Brooklyn, raccontati nell’omonimo
museo.
In questo contesto Hughie
Lee-Smith (20 settembre 1915 - 23 febbraio 1999) rappresenta, forse, il primo caso
di artista nero, premiato, e riconosciuto come artista e basta. Le sue opere
sono immediatamente riconoscibili, malinconiche, solitarie, e trovano la loro
massima espressione tra gli anni ’50 e i primi anni ’70. Uomini e donne, agili
come ballerini, sembrano congelati sul posto. I bambini compaiono spesso con oggetti di scena che ricordano i circhi. L'opera ha un'aria di mistero
associata ai dipinti di Giorgio de Chirico e Edward Hopper con una vena di
surrealismo mai eccessivo nella ricerca di effetti, evitando di cadere nello
stereotipo e nel kitsch.
Lee-Smith nasce a Eustis, ribattezzandosi Hugue per apparire più distinto. Passa da Atalanta a Cleveland. Nel 1938, Lee-Smith si laurea alla Cleveland School of Art e lavora per il Federal Arts Project of the Works Progress Administration (WPA) sul tema dell’identità razziale, iniziando sua volte a insegnare e poi a laorare alla Ford.
Durante la guerra viene assorbito dalla Marina, imbarcandosi come uno dei tre artisti afroamericani incaricati di fare
"dipinti per costruire il morale". Finita la guerra
consegue la laurea in educazione
artistica presso la Wayne State University di Detroit e il primo premio per la
pittura dal Detroit Institute of Arts nel 1953.
Nel 1958 Lee-Smith si trasferì a New York City e insegnò alla Art Students League per 15 anni. Morirà di cancro nel 1999.
Nel 1958 Lee-Smith si trasferì a New York City e insegnò alla Art Students League per 15 anni. Morirà di cancro nel 1999.
Americano come pochi, tecnica impeccabile e grandi spazi. Dominio della luce.
RispondiEliminaBravissimo. Ha dipinto la verità delle nostre esistenze.
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