venerdì 5 ottobre 2018

PAOLO VENTURA. COSTRUTTORE DI IMMAGINI E DI RICORDI (LE FOTOMAGICHE)

Crea set teatrali dipinti, arricchiti da oggetti o materiali di recupero, con scorci prospettici, atmosfere cupe o sognanti come i fondali di un circo di strada. Non di quelli che hai visto, ma dei quali hai letto o che i grandi raccontavano quando eri piccolo.
Poi ci mette dentro uomini e bambini truccati, con vestiti a volte reali, a volte dipinti, con gli occhi pieni di ricordi dei quadri di Antonio Donghi. O pupazzetti e burattini che realizza lui stesso, e li veste come personaggi di inizio secolo o soldati al fronte. Un mondo parallelo, che sembra un ricordo nostalgico, ma che potrebbe nascondere anche misteriosi delitti. Paolo Ventura l'ho scoperto con il passaparola, anche se le sue opere sono amate e ricercate, sia le foto che i diorami (di cui, noi italiani siamo stati inventori, insieme a Daguerre).
Ora mi sembra che la sua opera stia diventando più asciutta, ascetica. Non un ricordo, ma una visione.

autoritratto
Ventura nasce e cresce a Milano dove suo padre Piero Ventura, era autore di libri per bambini. Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera inizia a lavorare come fotografo di moda per riviste come Elle, MarieClaire, Amica, Vogue Gioiello.
Inizia gradualmente a distaccarsi da questo mondo e trasferitosi a New York  nel suo studio di Brooklyn inizia a realizzare piccoli diorami sulla seconda guerra mondiale in Italia, basati su ricordi e storie di sua nonna. Inizia a esporre, creando mostre e libri come “War Souvenir” e “Winter Stories”. Dopo 10 anni di Stati Uniti, Paolo Ventura rientra in Italia, vive con sua moglie Kim e con il  figlio tra la Toscana e Milano. Continua a realizzare le sue storie e le sue scenografie, ad eempio per il musical “Carousel” al Lyric Opera di Chicago.




…la realtà così com’è, mi interessa poco, esiste già.  Allora la ricostruisco a modo mio. Mi interessa raccontare mondi che non esistono. Anche se le scale sono sbagliate, o la prospettiva è allungata o schiacciata, poco importa: la fotografia rende tutto credibile. E’ sempre stato così.” 









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