sabato 13 ottobre 2018

LA SHOAH, L'ARTE IN ITALIA E IL TACCUINO DI FACETTI

La shoah e l’arte in Italia è una pagina che ancora non è stata interamente scritta, e che forse avrà per sempre dolorosi oblii, che ha ha lasciato dietro di sè autori illustri, come il triestino Arturo Nathan, deportato a Bergen Belsen per le sue origini ebraiche, morto di fame nel campo di concentramento di Oflag V-B Biberach nel 1944.
E' stata raccontata poi con i disegni di Corrado Cagli, del pittore e ceramisra Mario Moretti (per un anno e mezzo nella Risiera di San Sabba), di Zoran Music, sopravvissuto all'Olocausto, ma soprattutto del milanese Aldo Carpi (1886 –1973) deportato a Gusen, campo-satellite di Mauthausen, in Austria, dove soltanto il 2% dei prigionieri sarebbe tornato, e dal quale lui riporta l’unico vero diario in presa diretta all’interno di un campo di sterminio.


Germano Facetti con i vestiti da prigioniero e riporta il numero di matricola: 53396

Toccante, infine, il Taccuino di Germano Facetti, arrestato nel 1943 a 17 anni e portato nello stesso campo di Gusen. Lo ha tenuto nascosto anche ai suoi famigliari per quaranta anni, dopo essere andato a lavorare come designer a Londra nel dopoguerra. La matricola 53396, che ha trovato un amico e un confidente nell'architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, lo assembla di nascosto con fili di rame, realizzando la copertina con il tessuto dell'uniforme da deportato e ci inserisce poesie, disegni, foto, giornali strappati. Cose inutili, fondamentali per continuare ad esistere. E’ stato presentato al pubblico la prima volta nel film di Tony West, The Yellow Box. A Short History of Hate, nel 1998.
Il Taccuino (14x10 cm) contiene
  • disegni di Belgiojoso e Facetti (forse copie dei disegni del primo);
  • fotografie (originali o tratte da riviste, da giornali o da archivi tedeschi);
  • brani di poesie di Belgiojoso;
  • liste di nomi di deportati e relativi indirizzi;
  • una mappa delle baracche del lager;
  • un foglio di inventario dei prodotti bellici prodotti nel campo

«Ho sempre cercato, a tutti i costi, dei pezzi di carta per fermare un pensiero, un'idea. È stata in me sempre profonda l'esigenza di far sì che potessero rimanere orme e percorsi oltre la mia vita. [...] Il bisogno di comunicare ha attraversato la mia vita come una sorta di filo rosso»
(Germano Facetti in P. Crepet, "La ragione dei sentimenti")


I TESTIMONI

Aldo Carpi, disegni a Gusen
Zoran Music, Dachau
Corrado Cagli
Taccuino di Facetti
Szajna Jósef, n. Polonia, 1922
Appello, 1944 Campo di concentramento di Buchenwald, Germania
Slama Carlo, n. Italia, 1921 - Impiccagione in galleria, 1945
Campo di concentramento di Dora, Germania



ARTUTO NATHAN AUTORITRATTO


Doris Zinkeisen, Human Laundry (Belsen), 1945




MARIO MORETTI. UN GRANDE DIMENTICATO.
 
Nato a Reggio Emilia nel 1917, Mario Moretti, pittore, scultore, grafico, orafo e ceramista, si forma all'Accademia d'Arte di Venezia ed esordisce come pittore nel 1936.
Durante la seconda Guerra Mondiale è fatto prigioniero e internato in campo di concentramento e durante il periodo di prigionia realizza un gran numero di acquarelli e disegni pubblicati nel 1944 dal Centro Iniziative Culturali di Pordenone.
Negli anni Quaranta inizia ad avvicinarsi alla materia ceramica e dal 1950 opera nel suo laboratorio di via dei Forni Vecchi a Pordenone, dove realizza opere di tipo figurativo, spesso pezzi unici, molte delle quali di carattere religioso. Nel 1951 Mario Moretti è presente, con le ceramiche "Maschere" e "Albero della cuccagna", al Premio Faenza, dove ottiene dalla giuria una segnalazione di merito.
Tra il 1952 e il 1962 prende parte alle Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma.
Nel 1970 gli viene dedicata, presso la Galleria d'Arte del Sagittario di Pordenone, una importante personale retrospettiva.
Mario Moretti muore a Pordenone, sua città adottiva, nell'agosto del 2008

 


Sopravvivere a oltre un anno e mezzo di internamento in un lager, non soltanto nel corpo ma anche nell'anima. Non abbrutirsi, mantenendo alta la propria dignità, vigile la mente, vivace la fantasia. Questo lo scopo, e il messaggio, dei 150 disegni e del taccuino, noto come Diario della prigionia, oggetto di questo catalogo e della mostra realizzata dal Comune di Trieste in uno dei luoghi simbolo delle atrocità della Seconda guerra mondiale in Italia, la Risiera di San Sabba. Mario Moretti, pittore, scultore e ceramista pordenonese (1917-2008), tra il 1943 e il 1945, durante la propria prigionia quale internato militare italiano, trascorsa in tre diversi lager in Polonia e Germania, eseguì numerosi disegni,

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