Tra i ragazzi del ’99 sul fronte di Vittorio Veneto c’era anche un giovane
pugliese, Alfonso di Pasquale, ancora incerto sul da farsi ma così appassionato
dal disegno da scarabocchiare continuamente durante i lunghi giorni passati in
trincea.
Finita la guerra sceglie così di partire per Roma e iscriversi alla Accademia
di Belle Arti. Poi, inizia a dipingere, lavorando anche come cartografo per il Ministero
delle Difesa e dell'Agricoltura.
La sua è
una pittura semplice e diretta, limpida. Così si esprime il critico d'arte
Alfredo Pasolino:”Il modo migliore per
definire la pittura di Di Pasquale è prendere a prestito il nome di quelle
tendenza filosofica che, da Carrà a Carlo Levi, da Sironi a Usellini, con i
colori dell'impegno, si chiamò Realismo Esistenziale”. E’ anche un tecnico del colore, e lo
stesso Giorgio De Chirico, che ne fu amico spesso lo consultava su
problematiche cromatiche.
Bellissime
le opere degli anni ’20 e ’30, che rispecchano in pieno l’epoca e il gusto
novecentista.
Ha
partecipato alla Quadriennale di Roma e al Premio Michetti. Prima di morire, il 15 marzo del 1987, volle donare gran
parte della sua produzione artistica ad Andria sua città d'origine.
costa laziale verso Fregene, 1925 |
Alfonso di Pasquale, autoritratto, 1923 |
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