Vi racconto una storia uruguagia, ma anche italiana, visto che Carlos Federico Sáez in Italia, tra Firenze prima e poi a Roma ci ha trascorso più di un terzo della sua vita. Peccato che sia morto appena ventiduenne il 4 gennaio del 1901.
Talento precoce nato da una ricca di famiglia di Soriano era partito da Montevideo a soli 14 anni grazie a una borsa di studio del Governo. Viene ospitato prima dall'ambasciatore, poi va a vivere da solo, ma lavora continuamente, tanto che in poco più di 7 anni riesce a farsi conoscere, diventando il primo pittore modernista uruguaiano e realizzando una produzione ricca e varia. Frequenta giovanissimo l'Accademia di Belle Arti di via Ripetta e apre lo studio in Via Margutta, dove c'è ancora oggi una targa che lo ricorda. Unica sua citazione in italiano.
La malattia, ritengo tisi, lo obbliga a tornare a casa dove morirà pochi mesi dopo.
Sente fortemente l'influsso macchiaiolo, anche se ricorda in alcuni passaggi il Mancini maturo. Non dipinge gruppi, ritrae gli individui in solitudine. Tranne i suoi disegni, non dipinge i nudi. Disegna con il pennello e il punto governa il contorno. La sua rapida pennellata dà alle sue figure la sensazione di voler catturare in un istante. I fondi mostrano una generosità materica che genera un contrappunto con la figura solitamente organizzata in forma piramidale.
La malattia, ritengo tisi, lo obbliga a tornare a casa dove morirà pochi mesi dopo.
Sente fortemente l'influsso macchiaiolo, anche se ricorda in alcuni passaggi il Mancini maturo. Non dipinge gruppi, ritrae gli individui in solitudine. Tranne i suoi disegni, non dipinge i nudi. Disegna con il pennello e il punto governa il contorno. La sua rapida pennellata dà alle sue figure la sensazione di voler catturare in un istante. I fondi mostrano una generosità materica che genera un contrappunto con la figura solitamente organizzata in forma piramidale.
Questa l'opera Madroños
[Tassels], dipinta a 22 anni nel 1900. Morì l'anno dopo 23enne.
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