martedì 23 gennaio 2018

COSA E' IL GENIO? UNA MACCHIA DI COLORE, CHE DIVENTA STOFFA, LANA, UN MONDO. CARLOS FEDERICO SAEZ.

Vi racconto una storia uruguagia, ma anche italiana, visto che Carlos Federico Sáez in Italia, tra Firenze prima e poi a Roma  ci ha trascorso più di un terzo della sua vita. Peccato che sia morto appena ventiduenne il 4 gennaio del 1901.

Talento precoce nato da una ricca di famiglia di Soriano era partito da Montevideo a soli 14 anni grazie a una borsa di studio del Governo. Viene ospitato prima dall'ambasciatore, poi va a vivere da solo, ma lavora continuamente, tanto che in poco più di 7 anni riesce a farsi conoscere, diventando il primo pittore modernista uruguaiano e realizzando una produzione ricca e varia. Frequenta giovanissimo l'Accademia di Belle Arti di via Ripetta e apre lo studio in Via Margutta, dove c'è ancora oggi una targa che lo ricorda. Unica sua citazione in italiano. 
La malattia, ritengo tisi, lo obbliga a tornare a casa dove morirà pochi mesi dopo.

Sente fortemente l'influsso macchiaiolo, anche se ricorda in alcuni passaggi il Mancini maturo. Non dipinge gruppi, ritrae gli individui in solitudine. Tranne i suoi disegni, non dipinge i nudi. Disegna con il pennello e il punto governa il contorno. La sua rapida pennellata dà alle sue figure la sensazione di voler catturare in un istante. I fondi mostrano una generosità materica che genera un contrappunto con la figura solitamente organizzata in forma piramidale.

Questa l'opera Madroños [Tassels], dipinta a 22 anni nel 1900. Morì l'anno dopo 23enne.




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