lunedì 23 ottobre 2017

LA GIACCA DI MAO, CHIC E NON IMPEGNA. LA STORIA DI UNA ICONA.

In Cina è sparita. Neanche su Ebay le trovi, quelle vere, dico, quelle vintage anni ’60 e ’70. Eppure ne hanno prodotte miliardi, perché un miliardo di cinesi  ha indossato la giacca maoista (MAO SUIT), la zhongshan ZUHYANG ovvero, in cinese, la giacca di Sun Yat-sen (alla Sun). Fu, infatti, con l'instaurarsi della Repubblica Popolare che in Cina, presso l'Accademia militare di Whampoa, si cominciarono a utilizzare le giacche maoiste su imitazione delle giacche dei cadetti delle accademie militari di Prussia. Era infatti, una espressione occidentale, simbolo di progresso (vedi, a volte, gli scherzi del destino...), tanto che la giubba si trasformò nel vestito egemone nel periodo della Grande Rivoluzione Culturale.  




La giacca ha quattro tasche con copritasca a bottone e una fessura sul taschino superiore sinistro per la penna. I colori più comuni erano il blu e soprattutto il verde, ma ne esistevano anche in grigio e beige ed ebbe una certa diffusione anche in Europa e in Unione Sovietica durante gli anni '30.   
Sun Yat-sen, l’uomo che offrì alla Cina la sua prima rivoluzione e la sua prima repubblica (1911-12). L’intreccio fra il potere e le sue divise comincia nel 1923 quando Sun, intellettuale esposto all’Occidente, cassò giacca e cravatta. Poco pratici. Forse anche poco adatti a segnalare l’uomo nuovo e a declinare la teoria filosofica economica da seguire. L'annullamento nel bene comune. Colletto chiuso, aria austeramente militare, tasche capienti. A proclamare la Repubblica Popolare, il 1° ottobre 1949, Mao era vestito così e, in parallelo, a Taiwan il generalissimo Chiang Kai-shek.





Pechino, 1980.
Pechino, 1990. La giacca è ormai sparita.


Pechino, 2010.

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