sabato 21 ottobre 2017

DARDEL. LA MORTE DEL DANDY.

      Le dandysme est une institution vague, aussi bizarre que le duel... Le dandysme, qui est une institution en dehors des lois, a des lois rigoureuses auxquelles sont strictement soumis tous ses sujets, quelles que soient d’ailleurs la fougue et l’indépendance de leurcaractère. 

Nils Dardel (1888-1943) era un dandy, ne era cosciente, ne era fiero e provò addirittura a rappresentare/evocare la sua fine, come fanno tutti da ragazzi, che immagini parenti amici piangenti, nel quadro considerato il suo capolavoro: Il dandy morente del 1918 (Den döende dandyn). 
Una scena dai colori accesi nella quale elementi autobiografici e quasi caricaturali, che si divertono a giocare con la sua pubblica "froceria" per ribadire la propria libertà identitaria, vengono trasfigurati in una composizione ispirata all’iconografia religiosa del Cristo morente circondato da figure piangenti. Una sorta di epifania Gay che lo renderà, in seguito, una delle icone della comunità svedese.        



Nato in un piccolo paese della contea svedese di Södermanland, studia arte a Stoccolma e come tanti suoi coetanei, ad appena 22 anni raggiunge la Francia. Insieme a un gruppo di artisti scandinavi frequenta le lezioni di Matisse nel villaggio rurale di Senlis, ma non rimane nella comunità nordica. Matisse non lo convince. Va a Parigi e guarda al di là, avvicinandosi alla cultura post-impressionista, al puntinismo.Era interessato alla espressione naive di Rousseau le Douanier e all'arte orientale, principalmente persiana.Durante un soggiorno in Giappone dal 1917 al 1918, fu influenzato dallo stile lineare e dai colori chiari della xilografia giapponese e approdare al cubismo. Quindi a una particolare forma di espressionismo narcisistico che diventerà la sua forma espressiva.
Ama infatti anche accedere ai salotti buoni, ama vestirsi bene, assumere atteggiamenti caricati. Stringe un rapporto intimo e tempestoso con Wilhelm Udhe, art dealer di Picasso e sostenitore di Henri Rousseau, e viaggia con lui a lungo in Russia, in Giappone e in Spagna, diventando veramente cittadino del mondo.  Dardel raggiunge la fama e rimarrà a Parigi nei decenni successivi, dove frequenta i circoli artistici, conduce un’intensa vita mondana, noto per la libertà con cui esprime la propria bisessualità. Come pittore produce opere spesso disomogenee ed egocentriche, che appaiono a volte banali o banalizzanti (dite la vostra), utilizzando uno stile naif che nasconde e giustifica anche i suoi evidenti limiti di disegnatore. Ma le sue opere, sono personali e sempre riconoscibili, e comunicano e affascinano al di là del risultato esteriore. Negli anni quaranta alcune istituzioni artistiche svedesi organizzarono alcune retrospettive del suo lavoro; ciò fu la sua conquista popolare finale nel suo paese natale. 
La pittura di Dardel rimase favolosa, una miscela di sogni e realtà, in cui lui  è il protagonista nelle sue fantasie ironiche. Un richiamo al bizzarro che diminuisce nell'ultima produzione di Dardel caratterizzata da ritratti femminili eleganti e di ritratti realistici del Nord Africa, della Sicilia e del Messico. 
Von Dardel morirà a New York per un attacco di cuore il 25 maggio 1943 a 54 anni, liberandolo dal vedere allo specchio un dandy vecchio.   

Interessante su questo tema l'articolo di
Massimiliano Mocchia di Coggiola, che ha mi fatto nascere la curiosità di approfondire il tema.
 

 
autoritratto



Opera venudta a 445,250 GBP 










2 commenti:

  1. Bell'articolo! Peccato non citi mai le sue fonti (né nel suo blog né nel suo ultimo libro, del resto).
    Per questa volta lo faccio io, spero non le dispiaccia - visto che l'articolo originale l'ho scritto io, un paio di anni fa, mi sento in qualche maniera giustificato:
    http://www.rocaille.it/nils-von-dardel-pittore-della-vita-elegante/
    E qui lo stesso, per gli amici francofoni:
    http://www.mmdc-art.com/fr/nils-von-dardel-peintre-de-la-vie-elegante-3/
    Sa, dopo aver letto le biografie di Tora in svedese e il catalogo Dardel parigino, mi sento meglio quando il mio nome viene citato in calce ad un pezzo ispirato dalle mie ricerche originali.
    Cordiali saluti,
    Massimiliano Mocchia di Coggiola

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