sabato 2 settembre 2017

JAN MANKES. LA NEBBIA DENTRO.

Prendete un pittore olandese dell’epoca d’oro abituato alla solitudine, fategli vedere qualche quadro di Vermeer, poi immergetelo nella pittura simbolista, in acqua fredda invernale, nella nebbia. Ecco che emergerà, pronto per l’uso, Jan Mankes. Un pittore anomalo, morto a trenta anni di tubercolosi dopo aver prodotto 200 dipinti, 100 disegni e 50 incisioni.




Nato nel 1889 a Meppel vive sempre sospeso tra timidezza, ascesi e isolamento. E quando si sposa, nel 1915, lo farà con Anne Zernike, la prima donna ordinata ministro di fede. Non ha mai lavorato, vende pochissimo, ma ha la fortuna di essere sostenuto finanziariamente da un collezionista, il mercante di tabacco A.M. Pauwels (1875-1952) che gli invia costantemente denaro e con il quale intreccia un fitto epistolario recentemten pubblicato.

autoritratto giovanile
La sua pittura oscilla tra realismo, simbolismo, astrazione.
Un percorso nell’anima reso con un utilizzo quasi virtuosistico della pittura ad olio, che opera e agisce per velature, donando alle immagini, mistero e malinconia, e ai bianchi una dominante perlacea.

Mankes dipinge sesso gli animali, che studia quasi  memoria, prima di ritrarli.
Uno dei suoi animali preferiti (che teneva nella sua camera da letto) era un gufo, inviato dal suo benefattore Pauwels. 


ritratto della moglie, Anne Zernike

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