UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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mercoledì 20 novembre 2024

ACHILLE SDRUSCIA L’ALTRO VOLTO DELLA SCUOLA ROMANA. PIU’ DIMENTICATO CHE SOLO OUTSIDERS.

 


“La pittura è una preghiera laica 

è una immersone nel colore e nella materia!”

Achille Sdruscia

 


Se amate i rossi gridati e pastosi di Gino Bonichi, in arte Scipione, o quelle atmosfere post-atomiche create ben prima dell’atomica, se vi affascinano le contorsioni dei corpi di Mafai, troverete anche voi, come me, una connessione diretta e forte con Achille Sdruscia (1910-1994), uno dei più dimenticati e sottovalutati pittori della Scuola Romana.

Proprio da Gino & Mario, di sei anni più anziani di lui, riceve i primi incoraggiamenti, e l’invito a frequentare i corsi della scuola libera del nudo dell'Accademia di Belle Arti e poi a frequentare la Biblioteca di Storia dell'Arte di Palazzo Venezia dove, entrambi, avevano potuto formare la propria conoscenza sulle nuove tendenze dell’arte.

 

Achille Sdruscia per gli amici “Achilletto”, nasce a Roma nel 1910 e dal padre Amedeo maestro stuccatore, storico collaboratore dello studio “Brini e Meschini” impara i rudimenti del mestiere, che poi riverserà nella pittura.  Di giorno lavora con il padre e, quando può, frequenta i corsi di disegno anche presso l’Accademia di San Luca. E il disegno, non a caso, diventerà una sua area di eccellenza, pur se pochi sono ancora i suoi lavori conosciuti.

Una capacità segnica che va di pari passo con quella dei grandi pittori del tempo.

 

 

 

È durante la guerra che comprende la sua vocazione, entra di fatto nella Scuola Romana che si dirama in mille sfaccettature. Frequenta Piazza del Popolo e via Margutta, dove abiterà brevemente, e nel 1943 Sdruscia è presente alla IV edizione della Quadriennale di Roma. Frequenta i più grandi maestri di quel periodo, da Virgilio Guidi a De Pisis, da Ziveri (con cui spesso dipinge en plein air) a Vedova.

 

Negli anni cinquanta la sua pittura tonale, incontra un discreto successo di pubblico e di vendite, espone nella celebre rassegna romana voluta dalle Sorelle Fontana, e riceve una menzione speciale al Premio Marzotto. Achille Sdruscia racconta Roma in tutti i suoi angoli segreti, con uno stile che appare immediatamente riconoscibile, dove il nero agisce come contorno e alternanza, in contrapposizioni a rossi e ocra. Roma in quegli anni è un grande paese dove nel centro storico vivono ancora artigiani e povera gente, ed è quello il mondo che vuole raccontare.

 

Inizia tuttavia a rinchiudersi in sé stesso, e soprattutto, esce dal giro dei galleristi. Questo lo porterà a essere via via dimenticato, mentre il valore delle sue opere scende di quotazione. Negli anni settanta la sua arte appare antica, superata. Non sperimenterà mai la pittura astratta e finisce per essere dimenticato. Muore a Roma nel 1994.

 

L'artista è presente anche nella Galleria Nazionale d d'Arte Moderna di Roma ed inserito nel catalogo della "Raccolta 8 x10 di Cesare Zavattini".

 

 

« L'arte è il conforto dello spirito 

e in essa esiste la civiltà del tempo »

 

 

 

 

Premio Marzotto 1951 foto ufficiale con Enrico Accatino, Carlo Levi, Felice Mariani, Ornella Angeloni, Achille Sdruscia (con i baffi)
 

 

autoritratto 1943








 

 

 

 

 

 

 

Scuola romana, Achille Sdruscia,

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