Federico Seneca è stato uno dei più importanti cartellonisti pubblicitari
italiani, ma come vedrete, non solo. Nato a Fano nelle Marche nel 1891, studia
disegno al Regio Istituto di Belle Arti di Urbino fino al 1911,
Si
trasferisce quindi a Milano, dove incontra Marcello Dudovich, la grande stella
del tempo. Scoppia la prima guerra mondiale e viene arruolato prima negli
alpini e successivamente diventa pilota di aereo, volando anche sugli
idrovolanti.
Finita la
guerra dal 1919 inizia a collaborare con la Perugina e la Buitoni, che da
allora avranno il suo tocco ineguagliabile, essenziale, modernista e vagamente
cubista. Interessante anche il suo metodo, che porta spesso a trasformare le
illustrazioni in elementi 3D per verificarne l’efficacia. E’ il momento nel quale nasce il famoso “bacio” dei baci Perugina che ha unito
generazioni di italiani. Uno stile inconfondibile, che privilegia le tinte
piatte e il contrasto di colori, dove battezza un timbro di giallo che adoro letteralmente.
Nel
1933 lascia Perugia e apre un proprio studio a Milano, e lavora fino al 1935
per Italrayon, Fiat e Cinzano. Dopo la pausa bellica riprende a operare negli
anni ‘50, occupandosi delle campagne pubblicitarie di Agipgas, Pibigas,
Energol, Lane BBB e nuovamente Cinzano. Ritiratosi, muore in Brianza nel 1976.
L’INVENZIONE DEI PITTOGRAMMI
Bellissimo anche il lavoro
che fa con i pittogrammi, immagini
che sintetizzano parole o concetti, come le discipline olimpiche, sintetizzate
dai pittogrammi dal 1968.
Possiamo dire che li crea.
LA STORIA DEL BACIO
Il Bacio Perugina inventato
nel 1922 da Luisa Spagnoli doveva chiamarsi “Cazzotto” perché ricordava le
nocche di una mano chiusa. Fu però Giovanni Buitoni, giovane amministratore
della Perugina (e amante della Spagnoli) che cambia il nome del dolcetto in un
più romantico “Bacio”, modificandone la forma. Il colpo da maestro lo fece però
Federico Seneca, pittore, direttore
artistico della Perugina che inventa la coppia di amanti su sfondo blu, ispirandosi
al celebre Bacio di Hayez alla Pinacoteca di Brera modificando la posizione della
figura femminile inducendo un senso di maggiore intimità.
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