Il pittore e scultore
francese Henri Gaudier-Brezska si arruolò nell’esercito francese e morì combattendo
a soli ventitré anni, il 5 giugno 1915 a Neuville St. Vaast, Nord Calais, lasciando
una storia di soli 5 anni di grandi realizzazioni.
Esponente del Vorticismo movimento
culturale sviluppatosi nel 1913, che nella raffigurazione di forme a vortice, per molti aspetti influenzato
dal futurismo, esprimeva l’idea d’energia, inserendo nella pittura movimento e
dinamismo.
L’artista visse e lavorò in Bretagna, condividendo il
modernismo radicale dei suoi amici Ezra Pound e Jacob Epstein. Prese il cognome della sua
fidanzata, la scrittrice polacca Sophie Brzeska.
Partito per la guerra, fece
giungere ai suoi colleghi vorticisti le proprie riflessioni dalle trincee, che
vennero pubblicate sul secondo e ultimo numero della loro rivista-manifesto
Blast, nel luglio del 1915, quando lo scultore era già morto da due mesi.
Ecco
l’articolo, tradotto da Nicola Zotti che ha identificato come nel suo scritto
Gaudier-Brzeska intreccia indissolubilmente la sua vicenda artistica con quella
umana e bellica: sono inseparabili, come inseparabili sono le civiltà dai
conflitti in cui sono coinvolte.
Vortex
Gaudier-Brzeska (scritto dalle trincee) sul primo numero della rivista Blast.
HO
COMBATTUTO PER DUE MESI e posso ora misuare l’intensità della vita.
MASSE
UMANE brulicano e muovono, sono distrutte e crescono ancora.
CAVALLI
sono consumati in tre settimane, muoiono lungo il lato della strada.
CANI
vagano, sono distrutti, e altri vengono.
CON
TUTTA LA DISTRUZIONE che lavora attorno a noi, NULLA E’ CAMBIATO, NEPPURE
SUPERFICIALMENTE. LA VITA HA LA STESSA FORZA, E’ L’AGENTE MOTORE CHE
PERMETTE AL PICCOLO INDIVIDUO DI ASSERIRE SE STESSO.
L’ESPLODERE
DEI PROIETTILI, i colpi di fucileria, reticolati, proiettori, motori, il caos
della battaglia, ALLA FINE NON MODIFICA i profili della collina che stiamo
assediando. Una compagnia di PERNICI razzola di fronte alla nostra trincea.
SAREBBE
INSENSATO CERCARE EMOZIONI ARTISTICHE TRA QUESTE PICCOLE NOSTRE OPERE.
QUESTO
SPREGEVOLE MECCANISMO CHE FUNGE DA PURGA PER UN’UMANITA’ SOVRABBONDANTE.
QUESTA
GUERRA E’ UN GRANDE RIMEDIO.
NELL’INDIVIDUO
ESSA UCCIDE ARROGANZA, AUTOSTIMA, ORGOGLIO.
ESSA
SOTTRAE ALLE MASSE NUMERI DI UNITA’ SUPERFLUE, LE CUI ATTIVITA’ ECONOMICHE SONO
NOCIVE, COME LE RECENTI CRISI COMMERCIALI CI HANNO DIMOSTRATO.
LE
MIE OPINIONI SULLA SCULTURA RIMANGONO ASSOLUTAMENTE LE STESSE.
E’
IL VORTICE DEL VOLERE, DELLA DECISIONE, CHE COMINCIA.
TRARRO’
LE MIE EMOZIONI ESCLUSIVAMENTE DALLA DISPOSIZIONE DELLE SUPERFICI,
presenterò le mie emozioni come DISPOSIZIONE DELLE MIE SUPERFICI, I PIANI E LE
LINEE DALLE QUALI SONO DEFINITI.
Come
questa collina dove i tedeschi sono così solidamente trincerati mi dà una
sensazione fastidiosa, semplicemente perché i suoi dolci pendii sono rotti
dalle opere campali. che lanciano lunghe ombre al tramonto. Allo stesso modo io
riceverò sensazioni, di qualsiasivoglia definizione, da una statua, A SECONDA
DEI SUOI PENDII, modificata all’infinito.
Ho
fatto un esperimento. Due giorni fa ho strappato ad un nemico il fucile Mauser.
La sua pesante ed ingombrante forma mi ha sommerso con una potente immagine di
brutalità.
Per
lungo tempo sono rimasto in dubbio se mi piacesse oppure no.
Ho
deciso che non mi piaceva.
Ho
spaccato il calcio e con il mio coltello l’ho scolpito in una forma attraverso
la quale ho tentato di esprimere un più gentile ordine di cose, che io
preferivo.
MA
VOGLIO SOTTOLINEARE che LA MIA SCULTURA ha ricevuto il suo effetto (così
come l’aveva il fucile) da un'assai semplice composizione di linee e piani.
(In
calce al testo, compariva questo trafiletto)
Mort pur la patrie
Henri Gaudier-Brzeska: dopo mesi di combattimenti e due
promozioni per merito, Henri Gaudier-Brzeska fu ucciso durante una carica a
Neuville St. Vaast, il 5 giugno 1915.
autoritratto |
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