sabato 24 marzo 2018

BAMBINA MALATA. IL QUADRO DISPERATO.

E’ seduta, meglio dire adagiata, su una poltrona di legno imbottita per la lunga degenza. Ha in mano una rosa, le cui foglie si sfogliano in una facile allegoria. In realtà potrebbe essere lei stessa che giocandoci, per ingannare il tempo, ha finito per distruggerla. La sua pelle è bianca, livida, con rifrazioni simili a quelle del lenzuolo.
Gli occhi sono una domanda che non aspetta risposta.

 

Christian Krohg, Bambina malata (1880-81), opera di un pittore e scrittore che divenne il leader dei bohémien norvegesi. E’ un quadro che ebbe un enorme influenza su Edvard Munch. “I miei quadri sono i miei diari», scriverà. “E i numerosi autoritratti, come una produzione laterale al “fregio” che coincide con l’intero arco della sua vita d’artista, ne costituiscono le scansioni, registrando gli stati emotivi in un continuo, inesausto esame di coscienza” (Di Stefano)
E’ il quadro decisivo, come suggerisce egli stesso, la matrice di quasi tutto ciò che svilupperà in seguito. Eva Di Stefano arriva ad ipotizzare che questo quadro sia la ragione stessa della pittura di Munch. «Forse Munch è diventato pittore solo per riuscire a dipingere l’agonia della sorella Sophie morta di tubercolosi a quindici anni, a cui ha assistito da ragazzo e che non può dimenticare.»
Aveva infatti appena cinque anni quando la madre muore di tubercolosi e ne aveva quattordici quando anche la sorella Sophie, quindicenne, muore per la stessa malattia. Un destino comune al 40% sino a 45% dei bambini sino ai 5 anni nei primi 15 anni del 900.

Christian Krohg, Bambina malata (1880-81)  
«Quando vidi la bambina malata  per la prima volta  – la testa pallida con i vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che scomparve quando mi misi al lavoro. Ho ridipinto questo quadro molte volte durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente, pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. Avevo curato troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. Guardando superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. Dovevo levare tutto ? No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. Ho raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. Ho scoperto così che le mie ciglia partecipavano alla mia impressione. Le ho suggerite come delle ombre sul dipinto. In qualche modo la testa diventava il dipinto.  Apparivano sottili linee orizzontali – periferie – con la testa al centro […] Finalmente smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione.» (Munch)


 La fanciulla malata, anche noto come Bambina malata (Det syke barn) è il nome dato a una serie di dipinti a olio su tela (85,5x121 cm) realizzati dal pittore norvegese Edvard Munch tra il 1885 e il 1927




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