martedì 26 marzo 2013

GRETA GARBO E LA MAGIA DELLE MANI




Te ne accorgi per caso. Poi, inizi a contare. Una, due, tre...10... Su 100 foto ufficiali, tutti primissimi piani di Greta Garbo, ben 82 immortalano le sue mani. Che incorniciano il volto, sorreggono il mento, s’intrecciano come ali battenti, sbucano misteriosamente da una guancia o dai capelli. Anche nelle foto giovanili. Quindi in pose non guidate dalle ferree indicazioni di un fotografo professionista, ma quasi certamente imposte da Greta in tutte le sue pose, a tutti i fotografi.

 

Perché? Sicuramente c’è una spiegazione, magari nascosta in qualche intervista o in qualche saggio sul divismo. Io non la conosco. Ma sono 4 le ipotesi "possibili" che ho provato a immaginare.

Perché la Garbo è, di fatto, una donna chiusa e timida e le mani in qualche modo la aiutano ad affrontare un momento difficile come uno scatto fotografico (e non a caso, sparirà al mondo negli ultimi anni della sua vita).
Perché lei sa che le mani sono lo specchio dell’anima e, in fondo, viene anche lei dal cinema muto, nel quale si doveva enfatizzare ogni gesto per esprimere un sentimento.
Oppure, perché ha il mento duro, è un po’ nasona e pensa che le mani ammorbidiscano il tutto, dilatando lo sguardo. Infine, perché le mani sono la parte del corpo che ama di più, e che lei considera più bella. Sin da quando era adolescente.




Una tecnica di comunicazione che ha pagato. Ho guardato tante altre foto del periodo.
Molte la imitano, o a lei si ispirano (ad esempio la mitica Gloria Swanson o Marlene Dietrich), ma nessuna con quella costanza e iterazione. C’è solo un personaggio che, come lei, fa delle mani un’icona, un codice, una magia.
Edith Piaff, uno scricciolo con la faccia pallida, le sopracciglia marcate dal trucco, le labbra scure.





Alfred Stieglitz - Georgia O'Keeffe, Hands, 1918
Heorgia O'Keeffe           

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