domenica 16 gennaio 2011

LA TRADIZIONE ITALIANA DI IGNAZIO DI STEFANO.



Questo ritratto a china, della fine degli anni ’40, riassume in sé la visione, la cultura e le contraddizioni del modernismo italiano. Un segno, appunto “moderno”, che potrebbe competere con la coeva esperienza di Oscar Kokoschka, ma che a differenza dei pittori “del nord” capaci di rompere con la tradizione fa trasparire un continuo riferimento alla tradizione classica italiana. Nella postura, nella forma e nel contenuto. Alla ritrattistica cinquecentesca, agli schizzi su carta dei pittori veneti, che utilizzano la guazza per creare spettacolo, atmosfera, psicologie. Un archetipo che ritorna nel soggetto scelto: una figura maschile reclinata, pensante, appena accennata nei lineamenti, forse assopita. O forse immersa in una visione interiore. Ed è in questo che Italia e Europa si confrontano senza mai trovarsi veramente e che il nostro provincialismo diviene DNA, ma anche l'elemento distintivo che permette di crescere e rigenerarsi in continuazione. Perchè è difficile sapere dove si va se non ci capisce da dove si viene,
Oscar Kokoshska, 1946
E’ negli anni ’50 che si compirà la parabola artistica di Ignazio Di Stefano. Finalista al Premio Marzotto, Quadriennale del 1955-56, Biennale. 
Poi, il boom economico e l'astrattismo gli toglierà la capacità di far sognare. Ma questo, il sognatore di questo schizzo, ancora non lo sa.

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